18 novembre 2022 – Nel corso delle audizioni in Consiglio Regionale Friuli Venezia Giulia (Commissioni III e IV) svoltesi lo scorso 7 novembre in occasione della Conferenza Regionale Amianto, il Presidente ANMIL Trieste Alberto Chiandotto è intervenuto a nome dell’Associazione con un discorso che abbiamo il piacere di condividere a seguire.
“Sono stato nominato come componente della Commissione Regionale Amianto in rappresentanza Regionale dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro (ANMIL). Porto la mia testimonianza come persona affetta da patologia asbesto correlata, con la personale e assoluta consapevolezza di chi, come me, convive quotidianamente con le patologie legate all’esposizione ad amianto. Gli effetti della malattia contratta a causa del lavoro non segnano soltanto, in maniera devastante, il fisico, compromettendo lo svolgimento degli atti quotidiani della vita, ma comportano anche un profondo disagio di natura psicologica, a fronte della quale, l’ossessione di dover convivere come chi si trova “nel braccio della morte”, rende ancora più devastante la sofferenza del danno provocato dall’inalazione di fibre d’asbesto.
Il Tribunale di Trieste ha recentemente dato dignità al danno di natura psicologica, non indennizzato dall’INAIL, riconoscendo, nel profondo, il danno subito. Purtroppo, non sempre, la sensibilità dimostrata dalla Giustizia (sentenza del Tribunale di Palermo a favore della vedova) trova analoga concretizzazione nell’operato dell’INAIL. La Commissione Regionale Amianto ha voluto fermamente motivare da parte dell’INAIL del FVG un’attenzione più partecipata nei confronti di chi, per lavorare, ha contratto una patologia che, il più delle volte, ha una prognosi infausta. Gli stessi dati statistici in tema di riconoscimento di patologie asbesto correlate, acquisiti in preparazione dell’audizione al Consiglio Regionale e presentati dal Presidente della Commissione, fotografano poi, nella nostra piccola Regione, dati del tutto disomogenei, sia per quanto attiene alla percentuale dei riconoscimenti (inferiori alla stessa media nazionale) sia per il numero delle denunce. All’INAIL Regionale in sede di una serie di incontri con la Commissione veniva richiesta omogeneità in tema di procedure per accertamento del nesso di causa tra la malattia denunciata e l’esposizione ad amianto. In presenza di un numero di casi di malattie asbesto correlate che non dà indicazione di una riduzione dell’incidenza, la percentuale dei riconoscimenti da parte dell’INAIL diminuisce.
Le segnalazioni che arrivano all’attenzione della Commissione, dalle associazioni, dai patronati e dal CRUA danno conto, in maniera dettagliata, di una numerosità non facilmente comprensibile dei provvedimenti di rigetto. Le motivazioni ostative più ricorrenti sono le seguenti: assenza della malattia denunciata; la documentazione acquisita non consente di esprimere un giudizio medico legale; inidoneità o assenza del rischio.
Ci troviamo di fronte ad una non appropriatezza delle segnalazioni o il problema si pone in tema di non riconoscimenti? Per quanto attiene ai disconoscimenti motivati con la dichiarata carenza della documentazione acquisita ritengo che INAIL debba esplicitamente indicare quale sia la documentazione mancante per la definizione del caso. Non farlo porta necessariamente ad un giudizio sospeso al quale fa seguito la proposizione di un contenzioso che non giova a nessuno e che gli ex esposti, e il più delle volte le loro vedove, vivono come una nuova rinnovata tragedia.
Ritengo vada poi fortemente perseguita la sensibilizzazione dei MMG in tema di patologie riconducibili all’esposizione ad amianto. Segnalo, in particolare, la criticità in tema di denunce di malattie professionali asbesto correlate nella provincia di Pordenone, dato che risulta del tutto incomprensibile in una provincia connotata da un alto tasso di industrializzazione. Ricordo l’impegno posto in essere dalla Commissione per la redazione di un opuscolo informativo in tal senso. Purtroppo lo sforzo della Commissione per sensibilizzare l’INAIL, non a facilitare i riconoscimenti, ma a indagare con la doverosa attenzione l’attività lavorativa degli ex esposti, il più delle volte ultra ottantenni, ai quali viene diagnosticato un tumore al polmone o un mesotelioma, non ha trovato il doveroso riscontro. Non va poi dimenticata la scarsità dei fondi messi a bilancio (14 milioni) dall’INAIL per informare gli ex esposti e non sui rischi di natura professionale nei comparti lavorativi nei quali era massivo l’utilizzo dell’asbesto (edilizia, cantieristica, navale, settore siderurgico, chimico, tessile, giusto per indicare le tipologie maggiormente a rischio nella nostra Regione). Ancora oggi in FVG vengono denunciati 50 casi di decesso da mesotelioma (uno a settimana nella sola Asugi). Nella triste classifica che riporta i dati delle per patologie asbesto correlate il FVG annovera ben 5 comuni tra i primi dieci a livello Italia in tema incidenza del danno atteso. Il comune di Muggia, entro i primi 5, per la presenza di suoi residenti nelle maestranze dell’ex Fabbrica Macchine poi Grandi Motori, della Ferriera di Servola e della Cantieristica navale primeggia in questa triste classifica.
Nel riaffermare la necessità di sensibilizzare i medici di medicina generale sul tema, ritengo che vada altrettanto rafforzata la sorveglianza sanitaria sugli ex esposti. Non è in alcun modo accettabile che gli ex esposti, per le visite specialistiche alle quali devono sottoporsi, si vedano poi costretti a migrare in altre province, con evidenti disagi e costi per i necessari spostamenti. Deve inoltre essere data altrettanta attenzione, alla luce della natura sociale del danno subito, alle tempistiche necessarie all’effettuazione di tali visite, la cui mancata immediatezza può inesorabilmente compromettere l’aspettativa di vita dei reddituari. Intendo ancora stigmatizzare l’atteggiamento dell’INAIL in tema di revisione delle rendite. Posso personalmente testimoniare quello che accade. La revisione è sempre in diminuendo, nonostante l’ingravescenza della malattia. Nel mio caso sono passato da un danno pari al 90 % al 35 (quale miracolo? Perché infierire sulle incolpevoli vittime?). Tale comportamento mi appare più connotato da volontà di risparmio anche se il bilancio annuo presenta un utile di €1.500 ml circa, piuttosto che di giustizia!
Passando al tema delle bonifiche, evidenzio l’urgenza di proseguire nel risanamento dei siti contaminanti e di incrementarne considerevolmente i quantitativi già oggetto di monitoraggio da parte della Regione. Andranno altrettanto individuate nuove discariche dove smaltire in sicurezza l’amianto.
Credo, infine, che sarebbe stato necessario coniugare i lavori effettuati con il concorso del bonus facciate o con il contributo del 110 % prevedendo anche la rimozione dell’amianto presente nei palazzi. Penso a tutte le impalcature che vedo mentre passo per le vie di Trieste. Abbiamo perso l’opportunità di far convivere il rifacimento estetico con la necessaria bonifica finalizzata alla tutela della salute.
Ritengo vada fatto un maggior sforzo in merito alle risorse messe a disposizione delle associazioni, porto a conoscenza il caso del pesante ed ingiustificato ritardo del Ministero del Lavoro nell’erogazione di quanto dovuto all’ANMIL che ha comportato il ricorso a contratti di solidarietà condizionandone l’attività (patronato, caaf, ecc.) sui territori a favore dei tecnopatici e non”.