24 febbraio 2022 – Da Bruxelles arriva l’attesa stretta per bandire, all’interno dell’Unione Europea, i prodotti realizzati attraverso lo sfruttamento del lavoro, che sia minorile o forzato.
“L’Europa invia un forte segnale che il business non può mai essere fatto a spese della dignità e della libertà delle persone – ha affermato la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen -. Non vogliamo sugli scaffali dei negozi europei beni che qualcuno è stato costretto a produrre forzatamente. Questo è il motivo per cui stiamo lavorando su un divieto di beni realizzati con il lavoro forzato”.
La piaga del lavoro minorile, secondo i dati Unicef, coinvolge 160 milioni di bambini nel mondo, uno su dieci, un dato tanto più drammatico considerando anche che era sceso a 151,6 milioni nel 2016 (dai 245,5 milioni del 2000) per aver poi un’inversione di tendenza. Si stima poi che siano 25 milioni i lavoratori forzati.
Un altro intervento varato a Bruxelles riguarda la proposta di direttiva europea che introdurrà l’obbligo, per le grandi aziende, di una procedura di validazione della sostenibilità. La misura riguarderà le circa 9.400 grandi imprese europee con più di 500 dipendenti e 150 milioni di euro di fatturato e le circa 3.400 imprese meno grandi ma attive in settori ad alto impatto, come tessile, agricoltura o estrazione mineraria (sopra i 250 dipendenti e i 40 milioni di ricavi).
Obiettivo delle misure comunitarie è coinvolgere direttamente vertici societari ed amministratori delle grandi aziende nell’impegno verso i diritti umani e la sostenibilità in modo da avviare uno standard mondiale fissato dalle buone pratiche dell’Unione Europea.
UE: misure contro dumping sociale e pro sostenibilità
