Roma, 19 novembre 2021 – I ciclofattorini di Uber Eats si sono visti riconoscere il rapporto di lavoro subordinato. Grazie alla sentenza del Tribunale del lavoro di Torino, che ha condannato una società collegata, Uber Italy, i dieci fattorini che hanno intentato la causa si vedranno corrispondere la retribuzione per l’attività svolta oltre alle relative indennità.
Nelle loro varie iniziative giudiziarie, i ricorrenti (spesso stranieri reclutati per lo più nei centri di accoglienza) hanno affermato che erano pagati tre euro a consegna, soggetti a ritmi di lavoro “massacranti”, multati senza vere giustificazioni.
“Si lavorava – spiega dopo la sentenza un ciclofattorino, ventunenne di origini nigeriane – in qualsiasi condizione, sotto la pioggia, al freddo, ma senza assicurazione e senza tutele. Se capitava un incidente e si chiamava l’azienda non si ricevevano risposte. Ora sono molto contento di questa decisione del tribunale”.
I giudici hanno intimato a Uber Italy di versare a ciascun ricorrente la retribuzione e le indennità corrispondenti al periodo di lavoro svolto. Non hanno riconosciuto i danni per la mancata applicazione delle misure di sicurezza e il mancato rispetto della privacy.
Uber Eats: riconosciuto il rapporto di lavoro subordinato
