Tragedia Rigopiano: depositate le motivazioni della sentenza

Roma, 24 maggio 2023 – Sono state depositate ieri le motivazioni della sentenza con cui il Giudice dell’udienza preliminare (Gup) del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, ha deciso di assolvere 25 imputati su 30 nel corso dell’udienza preliminare dello scorso 23 febbraio nel processo di Rigopiano, l’hotel di Farindola, travolto e distrutto, il 18 gennaio del 2017, dalla neve che portò alla morte di 29 persone.
Secondo il Gup, la tragedia fu causata da una valanga «imprevedibile». In particolare, il giudice si sofferma sia sul ruolo di alcuni dirigenti della Regione Abruzzo sia su quello dell’allora Prefetto Francesco Provolo, assolto, insieme a due funzionari, da tutti i reati, tra cui quelli di omicidio colposo plurimo e di lesioni colpose plurime. «Appare evidente come in alcun modo la condotta tenuta dagli imputati Provolo Francesco, De Cesaris Ida e Bianco Leonardo possa assumere rilevanza nello sviluppo causale degli eventi che hanno portato ai decessi ed alle lesioni subite dalle persone presenti nell’hotel Rigopiano al momento dell’impatto sulla struttura della valanga, di tal ché nei riguardi degli stessi non può che essere emessa una sentenza assolutoria per non aver commesso il fatto», si legge in uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza.
Il GUP, parlando di imprevedibilità della valanga, ha mantenuto in piedi solo le responsabilità del Comune di Farindola e della Provincia di Pescara, Settore Strade, condannando a 2 anni e 8 mesi il sindaco Ilario Lacchetta; 3 anni e 4 mesi i funzionari della Provincia Polo D’Incecco e Mauro Di Blasio e per fatti laterali, 6 mesi a testa per il gestore del Resort Bruno Di Tommaso ed il tecnico Giuseppe Gatto.
“La Procura della Repubblica di Pescara intende ribadire ancora una volta, a fronte di ripetute affermazioni circa presunte responsabilità rimaste fuori dal processo, che è la stessa sentenza ad escludere tale evenienza con la formula ‘fatto non sussiste’, e non avendo il giudice disposto la trasmissione degli atti al PM per procedere nei confronti di altri”.
È quanto si legge in una nota della Procura dopo la pubblicazione delle motivazioni.
Per la Procura “nel rispetto del diritto all’informazione e nella consapevolezza dell’esigenza collettiva di comprendere le ragioni della decisione e delle diverse posizioni della parti processuali, esprimerà la propria posizione esclusivamente nell’atto di appello, sui capi di sentenza che riterrà di dover impugnare”.