Segregati in un bunker. 43 lavoratori in nero a Melito (NA)

18 novembre 2019 – 43 operai italiani sfruttati e segregati, tra loro anche alcuni minorenni e una donna incinta. Questa la drammatica scoperta dei Carabinieri del Nas in un’azienda di Melito di Napoli. I lavoratori, sfruttati in nero dal titolare della ditta, lavoravano sei ore al giorno in un locale seminterrato chiuso con una porta blindata e privo di servizi igienici e finestre. Attività degli operai era il trattamento di pellami per note griffe di alta moda. Il titolare dell’azienda è stato arrestato ed è finito ai domiciliari su ordine del Gip del Tribunale di Napoli Nord.
A seguito di ulteriori accertamenti, il numero dei lavoratori non contrattualizzati (per lo più donne) accertato è salito al numero di 57 unità. I 43 lavoratori sopracitati sono stati ritrovati per puro caso a qualche ora dall’inizio di un’ispezione dei Nas dietro una porta blindata. Stremati e impauriti, i 43 hanno chiesto immediatamente di utilizzare il bagno. 
Il blitz è stato coordinato dalla Procura di Napoli Nord, diretta da Francesco Greco, che da tempo ha lanciato un’offensiva contro il lavoro nero e il caporalato, setacciando a tappeto soprattutto gli opifici, in particolare calzaturifici e laboratori per la produzione delle pelli, dove si registrano spesso episodi di sfruttamento e di totale mancanza di regole.
“Occorre intensificare i controlli e mettere in piedi una task force che coinvolga istituzioni, forze dell’ordine e organi ispettivi in grado di individuare situazioni di questo tipo e colpire i responsabili” ha affermato, intervenendo sulla vicenda di Melito, il segretario generale della Cgil di Napoli, Walter Schiavella, che ha poi annunciato una marcia contro il lavoro nero e per uno sviluppo civile del territorio organizzata per martedì 19 novembre a Giugliano in Campania dal Coordinamento promosso da Camera del lavoro di Napoli, Flai-Cgil, Associazioni giovanili del territorio, organizzazioni del mondo cattolico, Comunità Parrocchiali, Libera Campania.
“Esprimo vivo apprezzamento per l’operato dei Carabinieri NAS, del nucleo del lavoro e del comando territoriale per l’intervento di oggi”. Lo ha dichiarato il Ministro della Salute Roberto Speranza, commentando quanto accaduto in provincia di Napoli dove è stato scoperto un laboratorio clandestino dove si sfruttava il lavoro nero di 43 operai. “La sicurezza sul lavoro deve essere sempre una priorità”, ha aggiunto Speranza.
“È bene che la legge contro il caporalato venga applicata ed estesa a reati gravissimi che rasentano l’induzione in schiavitù delle persone. Tutti coloro che hanno una responsabilità politica e istituzionale devono assumerla come una battaglia dirimente, sulla dignità delle persone e sul diritto a lavorare in ambienti salubri e sicuri.
Ne va della qualità della democrazia”. Così la ministra del lavoro, Teresa Bellanova, in un’intervista al Mattino in merito al caso dei 43 operai in nero segregati in una conceria a Melito di Napoli dove si lavoravano pellami per noti marchi di moda.
“Bisogna lavorare, senza aspettare che accadano altri episodi del genere. Puntando da un lato sulla parte repressiva della legge come accaduto a Melito, concentrando le ispezioni”, e dall’altro lato – dice Bellanova – “bisogna attivare gli strumenti che incidono sulla filiera del valore. A un imprenditore non può essere consentito guadagnare fino all’inverosimile”.
“Con l’azione di tutti, compresi le parti sociali, bisogna capire se ci sono anche distorsioni dell’intera filiera. Capire se le commesse vengano affidate rispettando i costi di un’organizzazione di lavoro normale”, afferma Bellanova evidenziando la necessità che il costo del lavoro sia uguale al Nord e al Sud. Il contoterzismo, prosegue, “non può essere utilizzato per ridurre i costi negando i diritti delle persone”.
Secondo la ministra, occorre “mettersi attorno un tavolo e cercare un accordo sulla distribuzione della filiera. Va attivato subito un tavolo ministeriale dove tutte le parti vengono chiamate a discutere e trovare un’intesa, magari un protocollo”, propone. “Un accordo condiviso tra aziende committenti e terziare per riconoscere un minimo costo al minuto, altrimenti le aziende scaricano sui lavoratori il mancato guadagno”.

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