Processo Eternit-bis, Draghi ammesso come testimone

Roma, 20 luglio 2021 – Alla ripresa del processo Eternit-Bis, che vede imputato Stephan Schmidheiny per l’omicidio volontario di 392 vittime dell’amianto a Casale Monferrato, la Corte d’Assise ha previsto l’inserimento nella lista dei testimoni del Presidente del Consiglio Mario Draghi. 
I suoi avvocati avevano depositato una lista contente all’incirca 1.300 persone chiamate a testimoniare, ma qualora fossero state ammesse i tempi del processo si sarebbero allungati ulteriormente. L’accusa, rappresentata dal procuratore Gianfranco Colace e dal sostituto procuratore Mariagiovanna Comparare, ieri ha escluso la maggior parte dei testimoni, alcuni dei quali minorenni o addirittura deceduti negli anni. Il Presidente della Corte d’Assise, Gianfranco Pezone ha dunque richiesto una riduzione delle persone che testimonieranno nel processo arrivando all’incirca ad un centinaio. La Presidenza del Consiglio si è dunque costituita parte civile al processo, nonostante gli avvocati difensori ne avessero chiesto l’esclusione.
“L’impianto è rimasto inalterato così come era stato presentato da noi – ha commentato Guido Carlo Alleva, uno degli avvocati di Schmidheiny -; la Corte ci ha chiesto una riduzione ragionevole che faremo al più presto. I testimoni che dovrebbero venire in aula sanno comunque molti”.
Ieri, è stata inoltre rigettata l’eccezione della difesa sulla traduzione in tedesco degli atti notificati all’imputato, che vive in Svizzera da anni e che la difesa aveva considerato “incompleta”.
I giudici si dicono soddisfatti “perché la Corte ha accolto la questione dei reperti istologici che attestano la morte per mesotelioma pleurico delle vittime”. “La Corte si è espressa autorizzando la visione della difesa- ha sostenuto Colace -; ora dobbiamo decidere le modalità perché sarà un lavoro in contradditorio con il nostro consulente tecnico insieme al loro, vedranno insieme i reperti”.
Intanto, il 13 settembre si tornerà in aula per ascoltare i primi otto testimoni chiamati dall’accusa. Il primo nome è quello di Nicola Pondrano, uno dei fondatori di Afeva l’Associazione famigliari vittime d’amianto che da anni lotta nel Casalese contro l’amianto.