Disabilitate le funzioni di sicurezza per +8% produttività

5 gennaio 2022 – Il processo per la morte della giovane Luana D’Orazio, per il quale ANMIL si è costituita Parte Civile, continua nelle sue drammatiche evoluzioni. Un terzo imputato per la morte dell’operaia mamma di un bimbo, spirata atrocemente nell’orditoio al quale era addetta presso un’azienda tessile di Prato, il manutentore Mario Cusimano, ha scelto il rito ordinario per il suo giudizio. Lo scorso 13 dicembre si è aperto questo nuovo capitolo davanti al gup di Prato e la prossima udienza è prevista per il 22 marzo.
Lo scorso 27 ottobre sempre il gup di Prato ha accolto il patteggiamento della pena per Luana Coppini, titolare dell’azienda scenario del tragico incidente e suo marito Daniele Faggi, amministratore della stessa. Coppini ha patteggiato 2 anni di pena, Faggi 1 anno e 6 mesi, per omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele antinfortunistiche. Perché di questo si tratta: “Produttività a scapito sicurezza” e, più precisamente, le “diverse manomissioni” al macchinario “sono state poste in attuazione di una medesima strategia imprenditoriale volta alla massimizzazione della produttività a discapito della sicurezza delle fasi delle lavorazioni”. Sono stralci delle 17 pagine della motivazione della sentenza che evidenziano come, per un incremento della produttività dell’8%, siano state completamente disabilitate le funzioni di sicurezza della saracinesca dell’orditoio, consentendo al lavoratore, in questo caso la povera Luana, di accedere alle parti in movimento della macchina.
Un 8% di probabilità di guadagno che ha lasciato orfano un bimbo di 1 anno e 6 mesi.