Campagna Eu-Osha: il digitale tra rischi e sicurezza

13 novembre 2023 – Quale sicurezza nell’era digitale? E quali rischi per i lavoratori a seguito dell’utilizzo massivo delle nuove tecnologie? A queste domande si è cercato di rispondere oggi, a Roma, in occasione dell’evento di lancio nazionale – presso l’auditorium dell’Inail – della nuova campagna dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro Eu-Osha, che proseguirà fino a novembre 2025.
La digitalizzazione è ormai una dimensione fortemente pervasiva nel mondo del lavoro a livello europeo, basta pensare che raggiunge il 93% la quota di occupati che usa pc, smartphone e altri dispositivi nelle grandi realtà produttive e l’85% nelle microimprese. Ma se computer, tablet e cellulari sono strumenti ormai indispensabili per oltre 8 aziende su 10, soltanto nel 24% dei casi è alta l’attenzione anche sui pericoli legati all’uso continuato di questi device. Si delinea, così, una nuova tipologia di rischi “emergenti” per i lavoratori, a partire dal “tecnostress”.
Ecco perché proprio la digitalizzazione è stata scelta quale focus centrale della campagna Eu-Osha, coordinata da Inail, dal titolo “Salute e sicurezza sul lavoro nell’era digitale”, che definisce la fase di transizione che stiamo vivendo attualmente nella cornice della promozione di nuove strategie di prevenzione che toccano, in questo caso specifico, ambiti tecnologici ma soprattutto sociali, declinati attraverso percorsi aziendali e focus mirati sui lavoratori, gli autentici protagonisti di questo passaggio.
Disciplinare, dunque, il rapporto tra tecnologie e persone è il fulcro nevralgico della strategia triennale “Ambienti di lavoro sani e sicuri”, evento fondamentale – come ha sottolineato il commissario straordinario dell’Inail, Fabrizio D’Ascenzo – “per creare consapevolezze verso le nuove modalità di lavorare. Non si tratta solo di rischi da tenere in considerazione, ma anche di possibilità per la prevenzione e le strategie lavorative”.
Tre gli ambiti principali che segnano questo percorso, come ha spiegato il direttore centrale Prevenzione Inail, Ester Rotoli, manager del Focal point Italia di Eu_OshaU-OSHA, figurano “la transizione verde, quella demografica e quella prettamente tecnologica”, scenari che fanno emergere “rischi conosciuti e rischi inesplorati che coinvolgono nuovi aspetti sociali, dimostrando come la centralità della persona sia, oggi, il vero nucleo intorno al quale lavorare”. Un’ulteriore importante sottolineatura è quella relativa alla carente digitalizzazione dell’Italia rispetto ad altri paesi europei, ben spiegata dall’indice Desi, che rappresenta un “elemento di grave criticità”. Rotoli ha rilanciato, così, l’appello alle aziende italiane di partecipare al concorso “Buone pratiche”, promosso in concomitanza alla campagna europea proprio per dimostrare la necessaria sinergia tra questi due campi di interesse e la “circolarità fra ricerca e prevenzione”.
Il project manager Prevention and research unit di Eu-Osha, Maurizio Curtarelli, si è soffermato sui rischi psicosociali che possono derivare dalle nuove modalità lavorative, sottolineando come la campagna sia stata realizzata sulla base dei risultati di un lungo programma di ricerca condotto dall’Agenzia che si sviluppa attraverso cinque ambiti tematici: il lavoro su piattaforma digitale, l’automazione dei compiti, il lavoro da remoto (o lavoro ibrido), la gestione dei lavoratori tramite l’Intelligenza artificiale e i sistemi digitali intelligenti.
Si tratta di uno scenario complesso che evidenzia come a fronte di indiscutibili vantaggi e opportunità – quali maggiori autonomie e tutele della salute sul lavoro, più flessibilità e programmazione e l’incremento della produttività – si manifestino rischi legati all’isolamento, alla frequente inadeguatezza delle attrezzature a disposizione nelle case, alla pressione a operare con più rapidità e al totale affidamento alla tecnologia.
Curtarelli ha evidenziato, così, “l’approccio antropocentrico della campagna Eu-Osha, che mira alla parità di accesso alle informazioni e alla loro partecipazione di tutti all’uso, ma anche allo sviluppo, delle nuove tecnologie attraverso il dialogo sociale nonché alla trasparenza sul loro funzionamento”.
“Certamente i rischi in alcuni settori vengono diminuiti in modo notevole – commenta Giuseppe Diamanti, consigliere nazionale ANMIL – Proprio per questo lo sforzo primario che dovrà fare la prevenzione sarà separare sempre di più, grazie agli strumenti digitali, il lavoratore dai fronti di rischio, come per esempio oggi già succede nel settore chimico, dove grazie alle macchine non si è più a contatto diretto con sostanze pericolose”. “Credo, però, che si dovrà fare ancora uno sforzo importante in tal senso e che il digitale a dimensione umana arriverà quando questi strumenti saranno accettati universalmente senza il timore con cui sono spesso visti ancora oggi – continua Diamanti – Si tratta di fare prima di tutto un salto culturale e di capire che è infondato il timore che i posti di lavori possano diminuire con la diffusione capillare delle nuove tecnologie. Probabilmente c’è bisogno ancora di tempo e senza dubbio le nuove generazioni di lavoratori saranno in tal senso molto più attrezzate”.