“La vita dopo la violenza”: la ricerca di Inclusion Europe

Roma, 28 ottobre 2020 – Si intitola “La vita dopo la violenza” la ricerca realizzata tra il 2016 e il 2018 da Inclusion Europe, organizzazione che rappresenta le persone con disabilità intellettiva e le loro famiglie in Europa. L’organizzazione, ha coinvolto dieci donne con disabilità intellettiva accomunate dall’esperienza di avere subito abusi, di aver vissuto in un istituto e di averlo lasciato per tornare a vivere nella comunità. Lo studio è stato svolto nei Paesi Bassi ed è disponibile in diverse lingue tra cui inglese, olandese, croato, lituano, rumeno, e italiano. La versione in italiano, supportata da illustrazioni) è stata realizzata dall’ANFASS (Associazione Nazionale Famiglie di persone con Disabilità).
Come spiega nella prefazione Senada Halilčević, vicepresidente di Inclusion Europe e presidente dell’EPSA 
(la Piattaforma Europea degli Auto-Rappresentanti), l’indagine prende le mosse dalla seguente domanda: «Cosa succede alle donne con disabilità intellettiva dopo avere subìto violenza in un istituto?». A questa ne sono seguite altre. In che modo la loro esperienza ne plasma le vite, una volta che lasciano l’istituto per vivere nella comunità? E posto che non c’è modo migliore per trovare le risposte che parlare alle donne stesse, queste si sarebbero fidate del gruppo di ricerca, si sarebbero aperte e avrebbero raccontato le loro esperienze così dolorose? La ricerca offre l’opportunità di ascoltare la voce delle donne  con disabilità intellettiva che hanno subito violenza spesso nelle istituzioni, ma anche nelle famiglie e nella comunità.
Se da un lato le testimonianze mostrano come la violenza sulle donne avvenga ovunque, dall’altro lato emerge anche la volontà di non permettere che le violenze e gli abusi subiti modellino interamente le vite di queste donne. «C’è vita dopo la violenza», osserva Halilcevic. La ricerca non si concentra solo sulla violenza, indaga infatti anche il “dopo” mettendo a fuoco cosa facilita e cosa ostacola il reinserimento di queste donne nella comunità, coinvolgendo direttamente le donne con disabilità intellettiva, a partire dalla convinzione che, se messe nella condizione di farlo, esse siano in grado di riconoscere la violenza, di riferire della stessa e delle strategie, più o meno consapevoli, poste in essere per affrontarla. Rispetto alle donne non disabili, le donne con disabilità corrono un rischio maggiore di subire forme gravi di violenza. Esse subiscono violenza con tassi significativamente più alti, più frequentemente, più a lungo, in più modi e da parte di più autori; hanno inoltre un numero considerevolmente inferiore di percorsi per la sicurezza  ed è meno probabile che riferiscano le proprie esperienze. Chi è interessato può leggere versione italiana della ricerca attraverso il link:  http://www.superando.it/files/2020/10/la-vita-dopo-la-violenza-italiano.pdf