Roma, 6 luglio 2020 – Secondo l’ultimo Rapporto annuale dell’ISTAT in Italia il tasso di fecondità è in costante calo dal 2020, nonostante sia molto forte il desiderio di maternità e paternità. Per il 46% delle persone il modello ideale di famiglia è composta dai genitori ed almeno due figli, il 21,9% ne indica tre o più mentre solo 300.000 intervistati tra i 18 e i 49 anni affermano che avere figli non rientra nel loro progetto di vita. Solo il 5,5% ne desidera uno mentre un quarto è indeciso sul numero. Buona parte del calo della natalità è dovuta però a una riduzione della popolazione in età feconda, un effetto “struttura” che incide per il 67% sulla differenza di nascite osservata nel periodo. Sulla base del Rapporto, il Covid rischia di accentuare le disuguaglianze significative già presenti nel nostro Paese allargando i divari già esistenti. I dati descrivono una scala sociale nella quale è più facile scendere che salire. La “classe” di origine influisce meno sulla collocazione sociale che si raggiunge all’età di 30 anni rispetto al passato ma ha ancora un peso importante. Per l’ultima generazione (1972-1986) la probabilità di accedere alle posizioni più remunerative è diminuita rispetto al passato. La mobilità nella scala sociale è dunque verso il basso e il 26,6% dei figli rischia un “downgrading” rispetto ai genitori. Il 12% delle imprese pensa di tagliare e a pagarne le spese saranno proprio i giovani e le donne.
Secondo il direttore centrale per gli studi e la valorizzazione dell’area sociale dell’ISTAT, Linda Laura Sabbadini: “L’arrivo del Covid ha portato al sovrapporsi delle disuguaglianze sulle precedenti disuguaglianze del mercato del lavoro. Il settore colpito di più in questo momento e meno tutelato dal punto di vista degli ammortizzatori sociali e della cig è quello dei servizi, a differenza di quel che è accaduto nelle precedenti crisi in cui erano industria e costruzione, ha fatto sì che peggiorasse la situazione delle donne e dei giovani. Giovani che ormai tra i 25 e i 34 anni ormai stanno 10 punti di tasso di occupazione sotto i livelli del 2008: 8 punti che si portavano dal periodo pre-Covid e due punti che si sono aggiunti solo con marzo e aprile. Ora anche qualcosa di più con il mese di maggio.
Particolarmente critica è poi la situazione degli irregolari, considerando che nel settore dei servizi, rientrano la ristorazione e il turismo dove sappiamo che l’irregolarità è più frequente”.
Per quanto riguarda i più piccoli, la didattica a distanza non ha funzionato bene per tutti, ma ha posto in una posizione di svantaggio i bambini delle Regioni del Mezzogiorno che vivono in famiglie con un livello più basso di istruzione e che quindi difficilmente hanno potuto essere di supporto durante il periodo del lockdown. Secondo il rapporto annuale redatto dall’Istituto nazionale di statistica, il 45,4% degli studenti di 6-17 anni (pari a 3 milioni 100mila) ha avuto difficoltà nella didattica a distanza per la carenza di strumenti informatici in famiglia come tablet e computer, che risultano assenti o da condividere con altri fratelli o comunque in numero inferiore al necessario.
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