Inps, meno certificati di malattia causa lavoro agile

17 novembre 2020 – Nel terzo trimestre del 2020 i certificati di malattia sono diminuiti dell’11,3% con una caduta significativa nel settore pubblico (-16,9%) rispetto al privato (-10,04%). Il dato è stato diffuso dall’Inps nell’Osservatorio sulla malattia e risente del largo utilizzo dello smart working.
Sono diminuiti i certificati di malattia inviati all’Inps soprattutto al Centro (-15,6% nel complesso, -22,6% nel pubblico)) e al Sud (-13% totale, -21,3% nel pubblico)
I giorni di malattia sono diminuiti ma molto meno rispetto al calo dei certificati scendendo del 2,4% nel privato e dello 0,1% nel pubblico. In pratica ci sono meno richieste di astensione per malattia ma con periodi di morbilità più lunghi.
Il numero dei dipendenti interessati al controllo d’ufficio dello stato di malattia da parte dell’Inps è stato di 14,1 milioni di lavoratori, di cui 3,1 nel settore pubblico (polo unico) e 11 nel settore privato (assicurati). L’Inps può effettuare controlli, su richiesta del datore di lavoro, anche per i lavoratori privati non assicurati (3,4 milioni) e per i lavoratori pubblici non appartenenti al Polo unico (circa 91 mila unità).
Nel terzo trimestre 2020 sono arrivati all’Inps 3.501.481 certificati, di cui l’81,5% dal settore privato a fronte dei 3,95 milioni di certificati presentati nello stesso periodo del 2019 (80,3%. dal privato).
La riduzione del numero dei certificati nel terzo trimestre 2020 – scrive l’Inps – è dovuta sostanzialmente agli effetti dell’epidemia di coronavirus. Nonostante la ripresa delle attività con la fine del lockdown, il settore pubblico e in parte anche quello privato, hanno mantenuto quasi esclusivamente la modalità di lavoro agile”. Inoltre molte attività sono rimaste chiuse e hanno usufruito della cassa integrazione lasciando i lavoratori a casa. Non va sottovalutato infine che “si è mantenuto un distanziamento sociale che porta di conseguenza ad una minore possibilità di diffusione di altre malattie stagionali”.
“Ad una diminuzione del numero di certificati – scrive l’Inps – corrisponde un aumento, seppur contenuto, dei giorni di malattia, in particolare nel settore privato (+2,4%). Il numero delle giornate medie di malattia per certificato passa da 5,9 a 6,7 per il settore privato e da 6 a 7,3 per il pubblico, un andamento che induce a pensare che i lavoratori si rivolgono al proprio medico soprattutto per patologie che richiedono più giorni di malattia evitando di farlo per malattie meno gravi”.
L’emergenza sanitaria ha avuto anche notevoli ripercussioni sull’attività ispettiva. Gli accertamenti medico fiscali sono ripresi su tutto il territorio nazionale il 10 agosto, dopo la sospensione iniziata il 9 marzo. Nel terzo trimestre 2020 sono state effettuate 92.448 visite mediche di controllo, il -59,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con una drastica diminuzione di quelle datoriali rispetto a quelle d’ufficio.
Il tasso di riduzione della prognosi (che misura il numero di visite con riduzione della prognosi rispetto al numero delle visite effettuate) risulta in aumento sia nel settore privato che in quello pubblico, così come il numero medio dei giorni di riduzione prognosi. Il tasso di idoneità (che misura il numero di visite con esito di idoneità al lavoro rispetto al numero di visite effettuate) è stabile per le visite d’ufficio di entrambi i settori.