Roma, 9 giugno 2023 – Sono state depositate le motivazioni della sentenza di assoluzione di tutti gli imputati, nel processo instaurato dinanzi alla Corte d’Appello di Genova sulla collocazione della torre piloti, la struttura crollata il 7 maggio 2013 nel porto di Genova a causa dell’errata manovra del Jolly Nero, nave porta container della Messina Ignazio Spa in uscita dal porto della città ligure, provocando la morte di ben 9 marittimi ed il grave ferimento di altri 4.
In primo grado era stato condannato a tre anni l’ammiraglio Felice Angrisano, già comandante della Capitaneria di porto di Genova (lo era nel momento del crollo), ed ex comandante generale (successivamente) delle Capitanerie. Oltre a lui erano state condannate sei persone tra ex progettisti, datori di lavoro e dirigenti che approvarono il progetto. In cinque erano stati assolti.
Il processo d’appello, nel quale era presente anche l’ANMIL assistita dall’Avv. Alessandra Guarini, era nato grazie alla tenacia di Adele Chiello Tusa, mamma di Giuseppe Tusa, una delle vittime, che ora esprime delusione e rabbia per una sentenza ritenuta ingiusta. “Sono morte nove persone, nove figli, tutti giovani. È una vergogna che in questa vicenda solo le vittime non abbiano avuto ragione” ha dichiarato.
Ricordiamo che la procura aveva inizialmente chiesto l’archiviazione ma la donna si era opposta e il gip aveva ordinato al pm nuovi accertamenti che riguardassero la progettazione e la costruzione della torre quando il filone principale sull’urto con la nave, invece era arrivato già alla sentenza definitiva. In tale sede era stato assolto il pilota del porto Antonio Anfossi (in primo grado era stato condannato a quattro anni) ed erano state confermate le assoluzioni per Giampaolo Olmetti, comandante d’armamento, e per il terzo ufficiale Cristina Vaccaro.
La Corte di Cassazione aveva però ordinato la riduzione delle pene per il comandante della Jolly Nero Roberto Paoloni, per il primo ufficiale della nave Lorenzo Repetto e per il direttore di macchina Franco Giammoro.
Angrisano, al pari degli altri imputati, è stato assolto in appello con la formula «perché il fatto non costituisce reato». Le accuse erano omicidio colposo e disastro colposo.
Nelle motivazioni della sentenza, per la Corte “nessuno aveva mai segnalato pericoli sulla collocazione della Torre piloti e l’urto della Jolly Nero era un evento imprevedibile” frutto di “comportamenti clamorosamente errati”.
Nelle 214 pagine di motivazioni i giudici d’appello smontano la sentenza di primo grado che aveva invece visto condannare gli imputati sulla base di una tesi accusatoria che contestava il dovere di prevedere un incidente del genere sulla base della teoria dell’ “agente modello” (ovvero il comportamento migliore dettato dal rispetto di norme, leggi ed esperienza) e delle probabilità dell’evento.
Secondo la Corte, l’ammiraglio Felicio Angrisano e gli altri datori di lavoro sono stati assolti perché “il rischio di urto navi in manovra contro la torre piloti non doveva essere oggetto di valutazione nel Dvr (Documento di valutazione rischi) in quanto ritenuto di esclusiva gestione da parte di terzi e non governabile (proprio) dal datore di lavoro nell’ambito della sua organizzazione aziendale”. “La Jolly – si legge nelle pagine delle motivazioni – non era un natante che veniva dall’esterno, da un lungo viaggio che poteva avere stressato i sistemi di propulsione e di controllo. Era un natante fermo in procinto di partire. Una nave che avrebbe dovuto eseguire il check completo degli apparati e rispetto alla quale non era prevedibile la consapevole e volontaria omissione della comunicazione alla capitaneria dell’avaria”.
Crollo Torre piloti: per i giudici l’evento era imprevedibile
