#Covid, le morti indirette della #pandemia

Roma, 17 giugno 2020Un farmacista di Rovigo, cardiopatico e diabetico, è morto perchè non è stato possibile ricoverarlo al Centro Cardiologico Monzino di Milano nella fase di massima emergenza del #Covid-19. Infatti, la struttura lo aveva chiamato appena possibile, ma in quel momento ha scoperto che il paziente era deceduto nel frattempo. Questa è solo una delle tristi storie che si sono consumate durante la #pandemia che a volte, come in questo caso, ha ucciso anche indirettamente. L’accaduto è stato raccontato all’ANSA dalla vedova, Cinzia Truppo, medico, e che ha seguito impotente la patologia del marito non potendo fare nulla per tentare di salvarlo. “La sanità italiana è una eccellenza nel mondo, riusciamo a fare cose straordinarie ma non è organizzata bene l’ordinarietà: si dovrebbe potere essere curati anche in presenza di pandemie”.
Il 29 gennaio Stefano Ghini, 60 anni, nato a Bolzano da genitori di Ferrara ma ormai veneto di adozione, viene ricoverato per uno scompenso cardiaco all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Rovigo dove la moglie Cinzia Truppo, di 62 anni, di Aversa (Caserta), lavora nel laboratorio di analisi ed è specializzata anche in Emergenza sanitaria. A metà febbraio viene dimesso “correttamente”, ma la consorte ritiene comunque debba fare ulteriori approfondimenti perché qualcosa non la convince. Un primario del Monzino da cui viene visitato il 5 marzo vuole ricoverarlo subito, “ma non può per il blocco stabilito dalla Regione Lombardia per i casi ordinari”, e quindi predispone di farlo alla prima data utile. Il 18 maggio il dottor Ghini viene chiamato, ma al telefono risponde la moglie. Lui purtroppo è morto per arresto cardiaco improvviso il 14 aprile. “È uno dei tantissimi pazienti morti per colpa del Covid –dichiara la dott.ssa Truppo – ma il nostro dovere è attrezzarci al meglio ed evitare che si possa morire così”.

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