Roma, 16 aprile 2020 – “È fondamentale avere una chiara valutazione del #rischio in vista della riapertura”. Sono queste le parole del vicedirettore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e membro del Comitato tecnico scientifico, Ranieri Guerra, il quale ipotizza, assieme alla comunità scientifica, sei passi per poter passare alla fase 2 dopo il lockdown imposto per arginare l’epidemia di nuovo #Coronavirus. “Riaprire è vitale – ha continuato l’esperto nella conferenza stampa della Protezione Civile – ma proprio per questo bisogna definire esattamente che cos’è il rischio e come mitigarlo” nelle diverse occasioni sociali, a partire dai luoghi di lavoro. Un passaggio nel quale, ha detto, i test sierologici avranno un’importanza cruciale per avere un quadro completo della situazione.
Una pianificazione scrupolosa è d’obbligo prima di affrontare la fase 2 anche per il fisico teorico Enzo Marinari, dell’Università Sapienza di Roma: “maggiori saranno la precisione e l’accuratezza con cui la affronteremo, minori saranno i rischi e i problemi che potremo avere e i sacrifici che dovremo affrontare”. Il primo passo, ha detto l’esperto, è “controllare che il numero dei nuovi casi continui a decrescere per almeno due 2 settimane: dovremmo vedere un continuo miglioramento, con un numero inferiore di nuovi casi e decessi”. In secondo luogo è importante che ci sia “una situazione di non difficoltà delle strutture ospedaliere, sia nei reparti normali sia nelle unità di terapia intensiva. Il terzo requisito riguarda ancora gli ospedali, dove è importante che ci sia una differenza ben definita fra le strutture per pazienti con #Covid-19 e senza”. In quarto luogo “le capacità di fare i test devono esser sufficienti, sia di quelli basati sui tamponi sia per i sierologici che cercano gli anticorpi nel sangue”. Questo è importante anche per la tutela del personale sanitario. Il quinto passo consiste nell’utilizzare i test sierologici per avere informazioni statistiche globali: “è necessario investire in un’analisi statistica che ci dia il quadro della situazione, ossia che ci permetta di sapere esattamente quanti sono gli infetti. Il sesto passo è legato alle app: “uno strumento fondamentale strumenti per seguire le persone che potrebbero contagiare o essere contagiate e ricostruire i loro contatti”, ma a questo proposito, ha concluso, è “fondamentale che la capacità di seguire i contatti dei nuovi contagiati vada insieme alla capacità di intervenire”.
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