Decreto crescita: sì al salvataggio di Radio Radicale

13 giugno 2019 – Passa nelle Commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera dei Deputati un emendamento del Pd (a firma Sensi e Giachetti) al decreto Crescita per il salvataggio di Radio Radicale attraverso il finanziamento di altri 3 milioni di euro per il 2019. Hanno votato a favore la Lega e tutti gli altri partiti, mentre il Movimento 5 Stelle ha votato contro. La misura punta a favorire la conversione in digitale e la conservazione degli archivi. 
Una delegazione composta da parlamentari di Lega, Partito Democratico, Forza Italia e Fratelli d’Italia e di componenti del gruppo misto si è recata ieri a Palazzo Chigi per consegnare le firme di oltre 167 mila cittadini che hanno sottoscritto la petizione Salva Radio Radicale, lanciata dal Partito Radicale sulla piattaforma Change.org.
La petizione – prosegue il comunicato – indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, è corredata da oltre 3000 messaggi dei sottoscrittori che chiedono al Governo di rinnovare la convenzione con Radio Radicale. Guarda il servizio sulla consegna delle firme
Il 6 maggio l’Aula del Senato ha approvato con 138 sì, 45 no e 57 astenuti la mozione su Radio Radicale presentata dalla Lega e dal Movimento 5 stelle, e modificata su proposta del governo, che prevede un rinnovo triennale per la digitalizzazione dell’archivio di Radio radicale e l’istituzione di una gara per i servizi radiofonici istituzionali. Il Partito democratico ha votato contro, mentre Leu, Fratelli d’Italia e Forza Italia si sono astenuti.
Il Sottosegretario con delega all’Editoria, Vito Crimi, ha dichiarato: “Ad oggi non è possibile un rinnovo in assenza di una legge. L’impegno è che si farà nel più breve tempo possibile in ambito parlamentare con una legge”.

La vicenda
Radio Radicale, la nota emittente radiofonica nata tra la fine del 1975 e l’inizio del 1976, si trova in questo momento ad affrontare una delle sfide più grandi della sua esistenza, ovvero convincere il Governo a rivedere la sua decisione affinché la convenzione venga rinnovata. La vicinanza espressa da costituzionalisti, storici e docenti si traduce in un semplice ma assordante appello: “L’informazione è un diritto che non può essere degradato a mero prodotto di mercato. Radio Radicale svolge un ruolo pubblico straordinario, insostituibile. È un esempio di informazione al servizio della conoscenza pubblica. Spegnere Radio Radicale significa impoverire la società e la cultura italiana, significa ferire la sua democrazia”. 
Questo è il messaggio con cui autorevoli personalità del mondo della politica e del giornalismo, e non solo, sostengono la battaglia di Radio Radicale, una battaglia che, a causa del taglio fondi all’editoria previsto dalla manovra di bilancio, dimezzerà le risorse provocandone la chiusura.
Anche l’ANMIL si è mostrata partecipe a sensibilizzare questo appello. Attraverso un’intervista sul nostro sito condotta da Luce Tommasi al direttore di Radio Radicale, Alessio Falconio, si è discusso di molteplici aspetti tra cui il tema degli infortunati sul lavoro e la limitazione della libertà di informazione, intervista che ha fatto trapelare un senso di preoccupazione verso l’operato delle Istituzioni poco attente a non rendersi conto dell’importanza che ricopre il ruolo che la stessa Radio svolge, ovvero quello di rendere i cittadini più consapevoli di quello che succede nei Palazzi del potere e non solo.
La stessa Radio ha lanciato una petizione sul proprio sito, alla quale hanno aderito personaggi illustri con lo scopo di salvare l’emittente e garantire il diritto dei cittadini all’informazione libera.
È possibile visionare i firmatari della petizione sul sito dell’emittente o facendo click qui.
Sabato 25 maggio, il Comitato di Redazione della Radio ha scritto una lettera aperta al Presidente della Repubblica per chiedere un intervento a favore della battaglia di salvataggio dell’emittente:

“EsprimendoLe i sentimenti di massimo rispetto per il Suo ruolo e la Sua persona Le chiediamo di valutare l’opportunità di un Suo intervento in merito. Non si tratta solo della sopravvivenza di una testata giornalistica ma più in generale della questione dell’informazione e della democrazia nel nostro Paese. Le decisioni prese dal Governo con la legge di bilancio – si legge nella lettera aperta – mettono a rischio dopo 43 anni la vita di Radio Radicale. In queste settimane abbiamo ricevuto sostegno da ogni parte: partiti politici e singoli parlamentari, sindaci e amministrazioni locali, società scientifiche e personalità del mondo accademico, fondazioni culturali, tutte le componenti della magistratura associata, avvocati penalisti, civilisti e amministrativisti, scrittori, registi, attori, decine e decine di migliaia di cittadini. L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nella sua segnalazione urgente al Governo, ha definito quello di Radio Radicale un servizio di interesse generale che come tale non deve essere interrotto e che va garantito fino al generale riassetto del sistema e ad un nuovo bando di gara. La decisione di non ammettere gli emendamenti al “decreto crescita” – prosegue il Cdr di Radio Radicale – va però in direzione opposta e pone una seria ipoteca sul proseguimento del nostro lavoro. Ci rivolgiamo a Lei quale garante dei principi della Costituzione che all’articolo 21 afferma il diritto di tutti i cittadini ad informare, informarsi ed essere informati, perché crediamo che il servizio pubblico garantito da Radio Radicale, così ben descritto nella segnalazione urgente dell’Agcom, meriti di non finire e meriti per ciò una Sua dichiarazione. Tolto il solo Movimento 5 Stelle, che comunque ha visto emergere al suo interno posizioni diverse, sulla vicenda di Radio Radicale si è formata una vera e propria unità nazionale che chiede di essere rappresentata. EsprimendoLe i sentimenti di massimo rispetto per il Suo ruolo e la Sua persona – conclude la lettera – Le chiediamo di valutare l’opportunità di un Suo intervento in merito. Non si tratta solo della sopravvivenza di una testata giornalistica ma più in generale della questione dell’informazione e della democrazia nel nostro Paese”.

Leggi l’intervista di Luce Tommasi al Direttore di Radio Radicale, Alessio Falconio