Roma, 23 giugno 2020 – Il PM Marco Brusegan ha comunicato la chiusura delle indagini e il rinvio a giudizio per cinque caporali di nazionalità marocchina che rischiano di finire sotto processo con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro clandestino. Mohamed El Ayat, 30 anni, titolare dell’impresa agricola, Mounir El Asri, 34 anni e Radouane Acrouke, 37 anni, tutti residenti a San Martino di Venezze, Mohamed El Asri, 55 anni di Anguillara e Youssef Yellal, 27 anni domiciliato a Bagnoli sfruttavano i braccianti costringendoli a lavorare nei campi tra Cavarzere, San Martino di Venezze (Rovigo) e la Bassa Padovana (Padova) con turni massacranti senza la possibilità di mangiare, andare in bagno o bere un bicchier d’acqua per rifocillarsi dalla fatica e rinfrescarsi dalla calura estiva con il miraggio di un vero contratto di lavoro che gli avrebbe permesso di ottenere il permesso di soggiorno per poter rimanere nel nostro paese. L’indagine è partita da due braccianti che lavoravano nel fondo agricolo di Cavarzere (Venezia) che, dopo aver capito che un vero contratto non l’avrebbero mai avuto, hanno deciso di raccontare tutto ciò che accadeva. Invece di mettersi in regola, Mohamed El Ayat aveva trasferito l’attività conto terzi a Montagnana, Tribano, Arre, Conselve e San Martino di Venezze intestando la propria azienda alla moglie. I caporali si occupavano di pagare gli stipendi, portare e seguire nei campi il gruppo di lavoratori costretti a vivere in ambienti malsani senza i minimi requisiti di sicurezza e salubrità. Chi si ribellava veniva picchiato senza pietà e se qualcuno si faceva male sul lavoro era costretto a tornare nei campi il giorno successivo nonostante la prognosi. Alla fine, chi ha collaborato con gli investigatori ha ottenuto l’agognato permesso di soggiorno per “motivi di giustizia”.
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