14 ottobre 2020 – Diritti negati ai lavoratori vittime dell’amianto. È il caso dei lavoratori siciliani delle Industrie Meccaniche Siciliane. Se ne è parlato nel corso della conferenza stampa dell’Osservatorio nazionale sull’Amianto che si è tenuta in questi giorni a Roma presso la sala “Laudato Si’” del Campidoglio. I lavoratori avevano ottenuto, in via amministrativa, l’accredito delle maggiorazioni amianto, e in molti casi anche il prepensionamento e il Tribunale di Siracusa aveva riconosciuto loro i c.d. benefici amianto, grazie ai quali, anche quelli non collocati in pensione, avrebbero ottenuto comunque un prepensionamento, tuttavia la Corte di Appello di Catania, adita dall’Avvocatura INPS, ha emesso la sentenza n. 416, del 03.07.2020, con la quale ha annullato la sentenza del Tribunale di Siracusa, sezione lavoro, 900/2018, e rigettato le domande di accredito dei benefici amianto. Ezio Bonanni, dell’Ona, ha esortato il Ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo affinchè “si evitino spese legali da parte dell’INPS per alimentare un contenzioso abnorme per i rigetti di tutte le domande di prepensionamento delle vittime dell’amianto. L’accanimento contro queste vittime è vigliacco e vergognoso. Sulla negligenza dell’INPS indaghi la Corte dei Conti’. Calogero Vicario (coordinatore ONA Sicilia e operaio Industrie Meccaniche Siciliane) ha raccontato dei cento giorni di protesta davanti il comune di Priolo, e 103 che, per protesta, “non faccio la barba”. “Credo che possano bastare a sensibilizzare il Ministro del Lavoro, l’unico che possa risolvere quanto subito ingiustamente dai lavoratori delle industrie meccaniche siciliane che invitiamo a venire in prima persona in Sicilia a verificare il luogo di lavoro dove hanno svolto attività per oltre 25 anni respirando ferro e amianto”, ha concluso.
Le fibre di amianto provocano il mesotelioma, quello della pleura, del pericardio, del peritoneo, e della tunica del testicolo, e ancora il tumore del polmone, della laringe e delle ovaie, e poi ancora quello della faringe, dello stomaco, del colon-retto, e l’asbestosi, placche e ispessimenti pleurici. In Italia ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di materiali di amianto e contenenti amianto (33 in matrice compatta e 7 friabile), in un milione di siti, di cui 50.000 quelli industriali, e 40 di interesse nazionale, di cui 10 solo per amianto (Fibronit di Broni e di Bari, Eternit di Casale Monferrato, etc.). Sono state censite 2400 scuole (stima per difetto di ONA nel 2012 – dato confermato dal Censis nel 2014), con esposizione alla fibra killer di almeno 352.000 alunni e 50.000 tra docenti e non docenti; 1000 biblioteche ed edifici culturali (stima ancora per difetto); 250 ospedali (ancora stima per difetto); 300.000 km di tubature, che diventano 500.000 compresi gli allacciamenti, che contengono materiali in amianto. La mappa del rischio in Italia è in proporzione ai livelli di contaminazione dei luoghi di lavoro, e il richiamo alle sole norme del decreto 81/2008, non è sufficiente, occorre la bonifica, tanto più per il fatto che non vi è una soglia al di sotto della quale il rischio si annulla (direttive n. 477/83/CEE -quarto considerando- e n. 148/2009/CE -undicesimo considerando-), e per il mesotelioma anche dosi poco elevate possono essere fatali. La strage è proseguita nel 2019, i dati aggiornati: Mesotelioma, 1900 decessi; Asbestosi, 600 decessi; Tumori polmonari, 3.600 decessi.
Amianto, la drammatica situazione dei lavoratori
