13 novembre 2023 – Rete ferroviaria italiana è stata condannata dal Tribunale di Roma a risarcire la famiglia dell’operaio pavese Francesco Maria Cairo, deceduto a causa di un mesotelioma pleurico: il tumore è stato causato dall’esposizione all’amianto. Per la vedova, Rita Vaghi, e il figlio Roberto, è stato riconosciuto un danno non patrimoniale di 238.814 euro. Lo rende noto l’Osservatorio nazionale amianto.
Cairo aveva svolto per 32 anni – dal 1969 al 2001 – la mansione di capo tecnico negli stabilimenti di Torino e Milano di Ferrovie dello Stato ed era stato fortemente esposto a polveri e fibre di asbesto. Nel 2019 gli era stata comunicata la diagnosi della malattia che avrebbe condotto alla morte solo tre anni dopo.
Già l’Inail aveva riconosciuto la malattia professionale, decretando l’accredito della rendita sia alla vittima sia, in seguito al decesso, alla vedova (oltre alle prestazioni del Fondo vittime amianto).
Adesso la decisione del tribunale capitolino che rileva che Rete ferroviaria italiana è responsabile delle mancate misure protettive per il lavoratore e del mancato controllo del loro effettivo uso.
“Ferrovie dello Stato, pur essendo nelle condizioni di poter apprezzare la nocività dell’amianto ampiamente impiegato nei rotabili ferroviari – si legge nella sentenza – non solo hanno omesso di assicurare il corretto impiego dei dispositivi di protezione individuale pur disponibili ma, altresì, hanno pure consentito lo svolgimento di attività a rischio amianto in ambienti comuni interessando quindi anche lavoratori destinati ad attività diverse”.
L’impiego sui rotabili ferroviari è una delle mansioni più a rischio di esposizione a questo terribile cancerogeno, in cui sono stati registrati più casi di mesotelioma, secondo gli ultimi dati forniti dall’Inail sono 696 fino al 2018.
Amianto, condannata Rfi per morte operaio
