Bruxelles, 11 dicembre 2020 – Il report pubblicato l’11 dicembre 2020 dall’ETUI ha analizzato l’impatto sociale, economico e ambientale della pandemia da Covid-19 sul mercato europeo.
Dall’analisi, emerge anzitutto come la pandemia e le politiche attuate per mitigare il rischio nei confronti della salute pubblica e dei sistemi sanitari, abbiano fatto precipitare le economie europee in una recessione ancora gravosa in termini di perdita di posti di lavoro rispetto alla precedente crisi finanziaria globale. Prima della pandemia, l’UE aveva attraversato un periodo di prolungata congiuntura economica in ripresa, con livelli occupazionali ai massimi storici. Tuttavia, molte sfide di carattere economico e sociale rimanevano pendenti, come i tassi costantemente elevati legati al rischio di povertà ed esclusione sociale, disuguaglianze di genere e indisponibilità di posti di lavoro.
In questo contesto, il Covid-19 ha colpito il continente. Come già messo in evidenza nella precedente edizione del report in analisi, alcune delle politiche attuate negli ultimi anni miravano a ripristinare l’occupazione e la crescita a breve termine, puntando al contempo a preparare l’UE alle sfide future, cui si sono aggiunte la pandemia da Covid-19 e la conseguente crisi economica. L’impatto negativo sull’attività economica è stato immediato e diretto, con chiusure improvvise di molte aziende e con una brusca ma necessaria imposizione di una riorganizzazione del lavoro. Anche le risposte politiche dell’UE hanno avuto una portata senza precedenti: invece di imporre austerità, la prima risposta alla crisi da Covid-19 è consistita in interventi diretti e in aiuti economici.
La strategia annuale della Commissione europea, pubblicata nel settembre 2020, ha reso una visione globale di come dovrebbe svolgersi la ripresa dalla crisi causata dalla pandemia: la Commissione intende sostenere gli Stati membri nei loro sforzi per rafforzare la loro resilienza sociale ed economica e ottenere una ripresa sostenibile ed equa, guidata proprio dagli investimenti. La rinnovata enfasi sulla sostenibilità e l’equità deve essere accolta come una svolta politica , oltre che come un chiaro segnale le priorità continentali non si siano ridimensionate nel corso dell’emergenza pandemica.
Lo scoppio della pandemia ha portato anche ad un crollo dell’andamento dei salari in tutta Europa nel corso del 2020, oltre a porsi quale vero e proprio “stress test” per la sicurezza e la salute sul lavoro, rivelando molteplici carenze sistemiche, sia normative, che di inadeguatezza di attuazione della legislazione esistente.
Importante anche quanto sostenuto in ambito partecipativo: è tramite le istituzioni competenti per il dialogo sociale che dovrà essere mitigato l’impatto della pandemia sul mondo del lavoro. Ciò per proteggere la salute dei lavoratori, oltre che per aiutare imprese e dipendenti a far fronte a una completa rivalutazione e riorganizzazione dei tempi e dei luoghi di lavoro. La voce dei lavoratori in tutte le sue forme sarà dunque utile a garantire che tali cambiamenti siano concordati collettivamente e sostenibili a lungo termine. La partecipazione dei lavoratori deve quindi essere riconosciuta non come un ostacolo, ma piuttosto come una ricca risorsa, con l’obiettivo di plasmare e adattare gli attuali luoghi di lavoro con uno sguardo al futuro. I leader dell’UE hanno voluto ancora una volta sottolineare così che il dialogo sociale deve aiutare ad individuare una via d’uscita sostenibile dalla crisi in atto, necessitando parimenti una implementazione attraverso politiche, regolamenti, impegni e finanziamenti ad hoc.
Infine, gli aspetti ambientali: prima dello scoppio della pandemia, la crisi climatica globale era divenuta una delle priorità dell’agenda politica dell’UE, con il lancio del “Green Deal” europeo lo scorso dicembre. Nonostante dunque un incoraggiante record di riduzione degli agenti inquinanti nel settore energetico, con le energie rinnovabili che iniziano a superare i prezzi dei combustibili fossili, il trasporto su strada si dimostra ancora in netto ritardo in tal senso. L’ultima parte del report è quindi dedicata all’incertezza globalmente generata dalla pandemia all’interno di una società globale che si è dimostrata impreparata ad uno shock simile: l’UE ei suoi Stati membri hanno improvvisato misure che hanno messo a rischio la realtà unitaria stessa: libera circolazione, mercato unico e governance economica sovranazionale.
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