Roma, 15 novembre 2021 – L’Anmil è partita da lontano, oltre vent’anni fa, quando ha pensato di portare nelle scuole le storie delle vittime del lavoro per catturare l’attenzione dei giovani sul tema della sicurezza e della prevenzione. Poi, nel tempo, l’Associazione si è resa conto che questa straordinaria intuizione poteva trasformarsi ed offrire un’esperienza più completa. Sono nati così, alcuni anni fa, i percorsi formativi che hanno reso le storie degli infortunati sul lavoro in grado di far riflettere sulla mancata prevenzione, su come un incidente si sarebbe potuto evitare e su come nei fatti cambiava la vita di chi ne restava vittima. Non solo. Questi percorsi formativi si sono anche dimostrati capaci di far vedere come da un infortunio ci si poteva rialzare, riprendere in mano la propria vita e ricominciare a sentirsi parte di una società al pari di tutti gli altri, ritrovando un ruolo nella famiglia, tra gli amici e sul lavoro. È nata cosi la Scuola della Testimonianza, che è partita dalla Toscana nel 2018 ed è stata sempre più apprezzata dagli associati che con entusiasmo si sono prestati a sostenere corsi intensivi. Ma sono state successivamente le Marche a riconoscere per la prima volta questa figura professionale, rendendola istituzionale. E così è stato ufficialmente riconosciuto il ruolo del testimonial formatore, un evento innovativo al mondo.
È cambiata dunque la scala dei valori nel mondo della sicurezza perché la testimonianza delle vittime del lavoro è stata formalizzata da un’istituzione pubblica, che ha introdotto nella scuola una narrazione che nasce dal vissuto.
Luce Tommasi ha intervistato Luca Mazzi, pistoiese, che all’età di 20 anni è caduto da un ponteggio. Vive da quel giorno su una sedia a rotelle e da qualche anno si reca nelle scuole e nelle aziende per parlare a studenti e lavoratori.
“Testimoniare la sicurezza. Parla Luca Mazzi, infortunato sul lavoro”

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