Matteo Nevi, Segretario di Assosistema, intervistato da Luce Tommasi per l’ANMIL

“L’abito da lavoro è il primo strumento di tutela dei lavoratori”
La formazione sulla sicurezza deve partire dal mondo della scuola

Matteo Nevi, neo segretario di Assosistema, crede fortemente nella sicurezza sul lavoro e ha pronta un’agenda che coinvolge su questo tema imprese, istituzioni e mondo della scuola. Ed è proprio dal rapporto con la scuola che vogliamo partire per questa riflessione che prende spunto dalla 17esima edizione del Concorso “Primi in sicurezza” rivolto a studenti e istituti scolastici, che è stato lanciato dall’ANMIL e dalla Rivista “Okay!” in occasione della Giornata Nazionale per la Sicurezza nelle Scuole, celebrata in tutta Italia il 22 novembre. Assosistema, l’Associazione che rappresenta in Confindustria le imprese che operano nei settori di produzione di DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), è infatti partner del Concorso –  insieme a Siggi Group, azienda specializzata nella produzione di abbigliamento professionale – per dare supporto tecnico e consigli ai giovani per la realizzazione degli elaborati. Ascoltiamo allora la voce del Segretario Matteo Nevi. 

Perché Assosistema ha deciso di sostenere questo il Concorso “Primi in sicurezza”? 
Premetto che, poco dopo il mio insediamento, ho voluto partecipare all’evento conclusivo della scorsa edizione del Concorso, proprio perché credo che la cultura della sicurezza sul lavoro e la possibilità di vivere in un mondo diverso passino inevitabilmente dal fattore scuola. E noi di Assosistema abbiamo inserito questo tema nel settore della formazione, che affronta la sicurezza sul lavoro partendo dall’utilizzo e dal mantenimento dei DPI. Per noi il fattore scuola non è importante soltanto per la sicurezza sul lavoro, ma sotto tanti punti di vista, a cominciare dalla sostenibilità ambientale e dall’uso delle risorse. La formazione è un mezzo molto diretto per arrivare alle nuove generazioni e per questo dovrebbe essere potenziata, cercando di coinvolgere anche soggetti istituzionali perché progetti come il Concorso “Primi in sicurezza” non devono rimanere soltanto all’interno di scuole e imprese, ma vanno estesi a tutti coloro che credono in questa modalità. 

Il Concorso quest’anno vuole invitare insegnanti e studenti a cimentarsi sul tema “A ciascuno il proprio outfit. La prevenzione degli incidenti sul lavoro passa anche attraverso ciò che indossiamo”,  per far riflettere sull’importanza dell’uso dei DPI, non solo per prevenire gli infortuni sul lavoro, ma anche per acquisire una modalità di comportamento sicuro e rispettoso delle regole. L’impegno di Assosistema si incontra dunque con gli obiettivi che l’ANMIL porta avanti ormai da 75 anni? 
Su questo tema ho fatto il mio intervento nella giornata conclusiva della scorsa edizione del Concorso, che si è tenuta all’Università La Sapienza di Roma con la premiazione dei vincitori. E ho parlato proprio di questo aspetto perché i giovani di oggi, dalla elementari in poi, hanno aumentato velocemente la loro cultura digitale, a cominciare dalla conoscenza dei pericoli della rete e della tutela della privacy.  Analogamente occorre diffondere un messaggio culturale forte per dire che anche l’abito da lavoro serve a tutelare la persona, esattamente come avviene per la privacy nel mondo di internet. Dal piano virtuale, insomma, a quello materiale, i giovani vanno sensibilizzati anche sulle problematiche relative al futuro mondo del lavoro, nel quale il DPI rappresenta uno strumento di tutela della propria persona da possibili danni. 

Ci spieghi meglio, in estrema sintesi, chi è Assosistema e come opera nel settore della sicurezza sul lavoro?
Di fatto Assosistema, all’interno della madre Confindustria, è l’unica associazione di categoria sul versante della sicurezza sul lavoro che associa sia i produttori, sia i commercianti dei Dispositivi di Protezione Individuale con un’attenzione che, in questo ultimo periodo, si è particolarmente concentrata sull’abito da lavoro. Abito che va dalla “panificazione” al “mantenimento in salute” in diversi settori: chimico, meccanico, alimentare, turistico, anche grazie a speciali trattamenti contro la pericolosità, compreso il rischio amianto. Va detto in proposito che il lavaggio domestico è indice della mancanza di consapevolezza dei pericoli che una persona si porta a casa attraverso l’abito da lavoro. Posso dire che, ancora oggi, non c’è in Italia una sufficiente cultura in materia, anche se rispetto al 2011 è raddoppiata la produzione degli abiti da lavoro e, se si rapporta il 2017 al 2016, c’è stato anche nel breve periodo un incremento produttivo del 10%. Mentre in Europa il mercato è molto maturo, nel nostro paese invece l’abito da lavoro rappresenta, in alcuni casi, un costo per l’azienda. All’interno del sistema Confindustria, Assosistema in materia di sicurezza sul lavoro non si occupa soltanto di promuovere la fabbricazione di DPI, ma anche del loro trattamento, in particolare nel settore tessile, perché oltre a dispositivi, come casco, guanti e scarpe – che tutti conosciamo – pure l’abito è un elemento molto importante. 

Il presidente nazionale dell’ANMIL, Franco Bettoni, colloca al primo posto la formazione dei giovani affinché diventino lavoratori o imprenditori responsabili che mettano la prevenzione tra i valori intangibili. In linea con questo obiettivo, con quali modalità svolgete la formazione per le aziende che fanno parte della vostra rete? 
Per noi, come per il presidente Bettoni, la formazione è indispensabile. A questo proposito ci siamo spesi con le nostre aziende, anche in questo ultimo anno, per fare formazione sul territorio, diventando una sorta di braccio operativo delle singole Confindustrie territoriali. Abbiamo promosso un bellissimo evento in Confindustria a Brescia, dove abbiamo parlato degli spazi confinari a beneficio di tutte le imprese del settore metalmeccanico e chimico, coinvolgendo anche gli RSPP (Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione) del territorio. E ancora, oltre ad una formazione destinata agli addetti ai lavori, abbiamo indirizzato corsi specifici al personale dell’Agenzia delle Dogane affinché possano riconoscere e qualificare l’offerta dei DPI che circolano sul mercato interno, valutando se siano o meno conformi ai principi di sicurezza dei lavoratori. Da quando ho assunto la funzione di segretario, grazie al supporto dell’ANMIL, ho allargato la formazione sulla sicurezza al settore scolastico, che deve essere un elemento fondamentale di questo percorso. Diversamente il rischio è di promuovere iniziative bellissime, ma senza riscontro nella realtà dei lavoratori di domani. Per questo è importante il coinvolgimento dei soggetti preposti all’organizzazione dei percorsi scolastici per far capire che questo tema diventerà un elemento fondamentale in un mercato sempre più allargato. Non basta infatti portare testimonianze se i principali attori istituzionali, a cominciare dal Ministero e dall’Università, non assumono un ruolo chiave che vada al di là dei convegni. Potremmo infatti trovarci, da qui a 20 anni, a parlare di quanto siano importanti l’abito da lavoro e i DPI con generazioni di studenti che, una volta immessi sul mercato del lavoro, non trovano nulla di quanto hanno appreso. Esiste l’urgenza di un progetto industriale effettivo sulla sicurezza sul lavoro per evitare buchi neri che poi non sapremo come ripianare. 

Ci sono altre iniziative che Assosistema sta realizzando per la promozione della sicurezza sul lavoro?
Come dicevo, promuoviamo incontri organizzati dalle Confindustrie territoriali, rivolti  agli RSPP in base alla conformazione industriale delle singole aree. E grazie alle nostre aziende del settore metalmeccanico, chimico e alimentare, vengono di volta in volta individuati gli argomenti necessari a promuovere la cultura della sicurezza e i criteri di scelta dei diversi dispositivi. Quest’anno parteciperemo anche ad una manifestazione che si intitola Disinfestando, che riguarda l’utilizzo dei DPI da parte di chi fa disinfestazione, dai guanti, alle maschere, ai respiratori. Torneremo poi all’Expo di Bergamo, che rappresenta per noi la fiera principale del settore e saremo anche a Düsseldorf, in Germania. La nostra presenza a questi eventi non ha soltanto una valenza commerciale, ma prevede importanti momenti formativi. Auspico che questi progetti trovino un sempre maggiore coinvolgimento anche dell’Ispettorato del Lavoro perché, grazie ad una specifica formazione, i funzionari deputati al controllo possano verificare non soltanto la presenza nelle aziende dei DPI, ma anche i loro requisiti. Si tratta di un passo che potremmo affrontare insieme per dare maggiori imput, per esempio sulla qualità di un casco che, se viene schiacciato da una pressa, può essere distrutto o salvare il lavoratore che lo indossa. 

Che cosa fare contro la contraffazione e il traffico illecito di prodotti non a norma che vengono immessi sul mercato a danno della salute dei lavoratori?  
Innanzitutto serve il controllo. A questo scopo abbiamo stilato un vero e proprio memorandum con l’Agenzia delle Dogane, da cui siamo partiti per fare formazione ai funzionari affinché verifichino l’idoneità dei prodotti, come guanti, caschi e mascherine, contenuti negli imballaggi. Occorre un primo tavolo di analisi del mercato interno e dei DPI, con il coinvolgimento del Ministero dello Sviluppo Economico. Penso ad una sorta di osservatorio che possa disporre anche di qualche “soldino” per aumentare i controlli. 

Sotto il profilo normativo, ci sono delle carenze nel nostro Paese? Le leggi sono sufficienti e, per quanto riguarda in particolare i dispositivi di sicurezza, necessitano di modifiche? 
Bisognerebbe incominciare ad attuare il decreto 81. Non vedo grosse lacune in materia di sicurezza sul lavoro che possano giustificare alcuni comportamenti sbagliati. Manca spesso un elemento fondamentale, la consapevolezza del lavoratore, perché questo è il motivo che determina la maggior parte degli infortuni. Pensiamo ad esempio alla gestione degli spazi confinati, dove a prescindere da tutti gli elementi che il datore di lavoro deve mettere a disposizione, gli infortuni avvengono per lo più a causa della mancata preparazione del lavoratore a reagire in situazioni inaspettate di difficoltà, come una fuga di gas. Molto dipende dalla consapevolezza dei rischi che si possono presentare. E quindi, ancora una volta, ritorna l’elemento della funzione formativa. 

In che modo Assosistema comunica ai suoi associati la propria posizione rispetto al quadro normativo del nostro Paese? 
Noi disponiamo dei consigli generali di ogni singola sezione e quindi anche della sezione Safety, dove siedono le singole aziende, alla presenza dei vertici dell’Associazione. Convochiamo inoltre numerose assemblee, una delle quali è già in agenda per il 12 dicembre. Sarà l’assemblea conclusiva di tutti i soci della sezione Safety che si terrà in Confindustria, dopo quella generale di Assosistema, con il presidente Boccia, al quale sottoporremo i temi anticipati dal nostro presidente Marchetti anche in merito sicurezza e alle carenze culturali che esistono soprattutto nei DPI del tessile e dell’abito da lavoro. 

Dunque, secondo Assosistema, non esiste una cultura sufficiente sulla sicurezza ed i dispositivi necessari a garantirla? 
La produzione del DPI tessile è in crescita, ma le carenze riguardano soprattutto il mantenimento del prodotto. Non basta solamente disporre dell’abito da lavoro, ma occorre garantire anche il suo stato di salute, fattore che non è secondario. 

Per concludere, la produzione di Dispositivi di Sicurezza Individuale, al di là della sua valenza sociale ed umana, presenta anche potenzialità economiche per chi decide di investire in questo settore?  
Parliamo di un mercato totalmente in crescita. Assistiamo alla nascita, per esempio, di lavanderie industriali che non erano presenti sul mercato del DPI tessile e che forse sono nate a causa della sofferenza di altri mercati, come quello sanitario. Questo è un elemento importante perché significa che, oltre alla diffusione della cultura della sicurezza, si sta radicando il principio che colloca la gestione dell’abito da lavoro all’interno di un processo industriale, come avviene in Europa. Un obiettivo che in Italia non è ancora stato realizzato.