Intervista al Presidente di Village for All, Roberto Vitali, all’uscita della prima guida al turismo accessibile

Village for All ha inventato, dieci anni fa, un network capace di offrire a ciascuno la sua vacanza

Sostenibilità, responsabilità e inclusione sono le parole chiave che guideranno l’evoluzione del turismo nei prossimi anni. Per questo Village for all, che ha pubblicato la prima guida in Italia all’ospitalità accessibile, continua la sua ricerca per consentire a tutti, ma proprio a tutti, di scegliere la vacanza più adatta alle proprie esigenze. Il presidente Roberto Vitali è uno che non si accontenta e continua ad affinare gli strumenti di valutazione che il suo marchio utilizza per offrire proposte “fuori dal coro”. Il segreto è un algoritmo collegato ad un apposito software in grado di valutare l’accessibilità delle strutture turistiche che hanno deciso di raccogliere la sfida. Sono ormai un migliaio i parametri di questo strumento di rilevazione, che sta alla base di una informazione affidabile per imprese, enti pubblici e privati, associazioni che intendono affrontare questo segmento del mercato. Un sogno che è diventato realtà e che ha costruito una vera e propria Community per aiutare i turisti con disabilità, e non solo, a riconoscere le strutture più attente alle loro esigenze. 

– Roberto Vitali, Village for all compie dieci anni. Prima non era scattata quella che lei ha chiamato “La Scintilla Scatenante”, che ha dato vita ad un modo diverso di pensare. Che cosa è accaduto? 

Mi occupo di turismo accessibile da 25 anni e ritengo che Village for all non sia soltanto un marchio, ma un’azienda che ha l’obiettivo di fare consulenza alle imprese turistiche perché diventino più accessibili. Noi sappiamo che il rispetto della normativa sulle barriere architettoniche è soltanto un piccolo aspetto del problema, e neppure esaustivo, perché le norme danno indicazioni di minima e non offrono il massimo della qualità. Gli standard dunque vanno alzati per cui, per fare un esempio, se gli scivoli devono avere una pendenza massima dell’8%, l’elemento di qualità è quando una rampa arriva al massimo al 5% perché, superando il 6%, tante persone non riescono più ad essere autonome. Non si tratta dunque di attuare il semplice rispetto delle norme, ma di offrire qualcosa in più che risponda alle esigenze dei turisti. E quando parliamo di esigenze non parliamo solo della disabilità e, in particolare, di quella motoria che fa riferimento ad una sola tipologia, che non tiene conto di handicap sensoriali, cognitivi, comportamentali. Insomma, quando diciamo turismo accessibile, pensiamo anche ai senior, agli over 65, che pur non avendo disabilità specifiche, hanno sicuramente delle esigenze, come non fare percorsi troppo lunghi o disporre del seggiolino sotto la doccia o delle passerelle in spiaggia. Sono tutti elementi di confort e di qualità, prima ancora che di rispetto delle barriere architettoniche e delle norme. In sintesi, in questi dieci anni, l’obiettivo del progetto Village for all è stato quello di trasmettere alle imprese sul mercato degli standard qualitativi perché possano proporsi ai clienti, facendoli diventare ospiti. Intendo dire che il principio con cui tutte le persone vanno in vacanza è quello di essere indipendenti e di poter decidere in maniera autonoma che cosa fare. E questo è un grande passo avanti. 

– In che cosa consiste esattamente l’innovazione introdotta dal vostro marchio? 

Noi abbiamo lavorato creando degli standard di comunicazione che siano comprensibili anche in ambito internazionale. Come dicevo, non siamo legati alle norme sulle barriere architettoniche, prima di tutto perché ogni paese ha le sue e poi perché, anche nella nostra Italia, ogni regione ha i propri regolamenti con piccole e grandi variazioni. Dobbiamo quindi dare risposte ad un mercato internazionale, lavorando non sulle norme, ma sull’ospitalità. Il mondo del turismo è abituato a fare accoglienza, ma non in questo segmento. Questo tipo di attività ci ha portato, negli anni, una serie di riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Nel 2013 l’Organizzazione mondiale del turismo ci ha riconosciuto come una delle migliori best practise del mondo, dandoci due premi: uno per l’innovazione legata ai valori di inclusione associati al marchio e al network e l’altra per il software che abbiamo realizzato per fare questo lavoro. Nessuno si era mai occupato, prima di noi, di rendere comprensibili tutte le informazioni raccolte anche all’utente finale. Dieci anni fa si lavorava solo per tecnici e fra tecnici e, grazie alla realizzazione di questo software, abbiamo recensito più di 2500 strutture, di cui siamo in grado di offrire tutte le informazioni relative a misure, altezze, pendenze, accessi, per citare soltanto alcuni parametri. 

– Anche quest’anno l’ANMIL ha dato il patrocinio alla “Guida Italia all’ospitalità  accessibile”,  il vostro strumento più consultato, che è uscito all’inizio del 2018. Quante cose sono cambiate in 10 anni? 

Noi aggiorniamo continuamente questa guida, in particolare ogni volta che abbiamo nuove strutture da aggiungere al nostro circuito. Posso dire che sono cambiate tantissime cose. Intanto la sensibilità da parte degli imprenditori rispetto al tema del turismo accessibile. Le aziende hanno cioè incominciato a vedere in questo settore una opportunità economica e quindi hanno capito che l’accessibilità è una questione di qualità, perché quando un posto è accessibile a tutti, tutti si trovano meglio.

E se dico tutti, penso anche a persone come le nostre mamme che spingono i passeggini sulle passerelle. Fare ospitalità accessibile significa migliorare la qualità della propria offerta e oggi questa sensibilità comincia ad essere diffusa fra gli imprenditori. Il cliente non è la carrozzina, ma la persona che ci sta seduta sopra: una consapevolezza che crea una enorme differenza fra chi parte da questo principio e chi non ne tiene conto. Per quanto riguarda i cambiamenti rispetto a dieci anni fa, c’è poi tutto il discorso legato alla informazione, che oggi non viaggia più soltanto su internet, perché i punti di contatto si sono moltiplicati grazie ai social. Le opportunità di incontro passano anche attraverso Facebook e i bot, che sono delle piccole intelligenze artificiali che rispondono alle domande che le persone pongono. Tutti strumenti che rimandano alle nostre guide e ai nostri manuali, che per i turisti sono completamente gratuiti. Il nostro rapporto commerciale è soltanto con le aziende che vogliono essere certificate da noi e avere il nostro marchio. 

– C’è un aumento del fatturato per chi investe in accessibilità?

La nostra esperienza decennale dice che le imprese possono contare su un aumento del fatturato almeno del 10-15% per arrivare sino al 20-30%. È una scelta di mercato, così come esistono i mercati del bike, del family, della cultura, ciascuno con le proprie regole e iI proprio linguaggio. Anche l’ospitalità accessibile è una community, che necessita di una consulenza e di una comunicazione adeguata. Ci sono tre cose fondamentali per gli imprenditori che vogliono lavorare nel settore. La prima è una corretta informazione sull’accessibilità della struttura. La seconda è  la formazione degli operatori – elemento che noi riteniamo prioritario –  per saper accogliere il cliente con esigenze specifiche. Abbiamo realizzato in proposito la guida “La reception per tutti”, un manuale operativo, anche questo gratuito, per dare una prima indicazione agli addetti ai lavori su come si opera nel turismo accessibile. La terza cosa è la comunicazione che consente di dare visibilità al marchio Village for all e di cui siamo garanti. 

– Si può fare un primo bilancio di questa stagione turistica? È aumentato il numero di persone con disabilità che hanno potuto accedere a strutture adeguate alle loro esigenze? 

Anche quest’anno la maggior parte delle strutture ha avuto un incremento. Abbiamo visto aziende che, in piena stagione, chiedevano un numero superiore di carrozzine o lettini rialzati rispetto a quello che avevano preventivato. Non abbiamo ancora i dati in mano, ma la percezione è che il mercato sia in aumento e che si stia allungando la stagione che, in alcune località, da maggio si spinge sino ad ottobre.  

– Village for all ha messo a punto anche un sito tutto nuovo. Sarà più semplice accedere alle vostre linee guida per la consultazione? 

Il nuovo sito è attivo da metà agosto ed è completamente basato sulle esperienze, sulle esigenze e sulle destinazioni. Oggi la vacanza è sempre più esperienza, che sia di turismo balneare, di turismo mondano o legato ad esigenze congressuali. C’è tutta una serie di possibilità di ricerca per incrociare le informazioni, ma sempre più con un occhio al turismo, che è quello che noi diciamo da sempre: le persone disabili sono prima di tutto turisti che si muovono con la famiglia, con gli amici o con i gruppi di riferimento. E questo effetto moltiplicatore è estremamente importante. Quest’anno abbiamo riscontrato un movimento interessante soprattutto in alta stagione con moltissima attenzione al turismo balneare. Abbiamo infatti presentato, il 15 giugno scorso, il nostro manuale su “Stabilimenti Balneari, Spiagge e Piscine per Tutti” con il patrocinio di Lega Ambiente e la collaborazione di Mondo Balneare, uno speciale portale di riferimento proprio sugli stabilimenti balneari. 

– In questi giorni Village for all partecipa a Bibione al G 20 dedicato alle 20 principali destinazioni balneari del turismo accessibile. Quale il vostro contributo? 

Il G 20 delle maggiori spiagge con destinazioni turistiche balneari presenta una serie  di tavoli di lavoro dove diamo il nostro apporto alla discussione per creare nuove linee guida di turismo accessibile, a cominciare dalle iniziative per la destagionalizzazione e per l’allargamento delle stagioni turistiche nei luoghi di vacanza. Su questo abbiamo maturato diverse esperienze da portare e proprio a Bibione, dove stiamo facendo un lavoro sul territorio per qualificarlo e renderlo più riconoscibile in tema di accessibilità. 

– Il prossimo 9 ottobre premierete le 20 migliori strutture che si sono distinte per l’accessibilità. Ci può anticipare qualcosa? 

È un appuntamento che si rinnova. Il primo è stato lo scorso anno e consiste nella messa a fuoco della flessibilità delle strutture. Anche noi, come fanno Booking o Trip Advisor, diamo i nostri ranking, basandoci sulla rilevazione costante dei bisogni dei nostri target di riferimento e andando ad aggiustare i valori, in base alle valutazioni della flessibilità. L’obiettivo è di dare oggi un punteggio che sia il più vicino possibile alla soddisfazione dei bisogni delle persone. Serve a questo scopo il software che abbiamo creato con il relativo algoritmo. Quest’anno la consegna dei premi alle strutture top dell’Ospitalità Accessibile Italiana, Croata e di San Marino si terrà a Rimini in occasione dell’Hospitality Day. Ma ci sono anche altri appuntamenti: il 10, 11 e 12 ottobre saremo al TTG, il Salone del Trade di Rimini e, nelle stesse date, saremo al SUN, il Salone del Turismo all’aria aperta e del turismo balneare e poi al SIA, il Salone dell’Industria alberghiera, dove presenteremo una camera d’albergo accessibile e di design in collaborazione con architetti e aziende di primo piano del contract alberghiero. 

– Quali le aziende top?

In realtà sono molte le aziende che ci hanno dato soddisfazione. L’anno scorso abbiamo dato 12 riconoscimenti, quest’anno ne daremo 20. Questo è già un primo dato importante. Partiamo dalla Croazia e arriviamo in Sicilia, passando per la Puglia e la Calabria. Non si può dire che il Nord sia meglio del Sud o viceversa. Comincia ad esserci omogeneità e riconoscibilità delle strutture perché il vero problema sta qui: come fai a riconoscere quelle sensibili, dall’agriturismo al super mega resort.  

– Può dare un messaggio a tutti i turisti con disabilità, e non solo, che non vogliono sentirsi turisti “per caso”? 
Dico loro che non facciano i turisti allo sbaraglio, correndo dei rischi. Sbagliare la struttura in una vacanza significa buttare via soldi, farsi venire il mal di fegato, non divertirsi, non stare bene con la famiglia. È importantissimo trovare la struttura adatta, che è proprio quello che cerchiamo di fare, indirizzando le persone verso le realtà adeguate alle loro esigenze.