Intervista al presidente di Assosistema Safety, Claudio Galbiati Aumentare la base associativa e rafforzare il dialogo istituzionale sono le chiavi per conquistare nuovi mercati

Cambio al vertice di Assosistema Safety. Alla guida arriva Claudio Galbiati.

“Stiamo facendo un percorso assieme per rendere Assosistema ancora di più un interlocutore fondamentale ed imprescindibile quando si parla di sicurezza in Italia ed in Europa”. Sono le prime parole del discorso programmatico del neo presidente, che reggerà le sorti dell’Associazione nei prossimi quattro anni. Lo abbiamo raggiunto per capire come si orienterà Assosistema da oggi al 2023 e in che modo il mercato dell’antinfortunistica risponderà all’evoluzione tecnologica e normativa.

 

– Quale direzione di marcia darà all’Associazione? 

La mia sarà sicuramente una presidenza di continuità con quella del mio predecessore Cesare Lucca. Dovrà infatti essere rispettato quanto è già stato deciso, sotto il profilo strategico, dal Consiglio direttivo di Assosistema prima del mio insediamento. L’impegno che mi sono preso è di sviluppare alcuni temi, a cominciare dal marketing associativo, per aumentare la base ed il coinvolgimento degli associati stessi e per coprire in maniera più specifica tutti gli ambiti dei DPI. Sarà mio compito mettere a frutto quanto fatto sino ad oggi, potenziando inoltre il rapporto con alcuni interlocutori istituzionali, a cominciare dal Ministero per lo Sviluppo economico, con cui abbiamo già instaurato un dialogo molto proficuo. Ma dovrà essere sviluppato anche il confronto con i Ministeri del Lavoro e della Salute e con l’INAIL. In primo piano ci saranno poi le due associazioni che, nel mondo della sicurezza, rappresentano i nostri interlocutori naturali: l’AIAS e l’ANMIL, con cui abbiamo già avviato una serie di rapporti e collaborazioni. Soprattutto nell’ultimo periodo, abbiamo sviluppato contatti con le sedi territoriali di Confindustria – dall’Emilia, alla Lombardia, alla Sicilia – con cui è in atto un percorso di formazione sui temi dei DPI al fine di coinvolgere in modo più diretto le aziende utilizzatrici, che sono i nostri clienti.

 

– Come è cambiato il panorama dei Dispositivi di Sicurezza? 

Ci sono stati cambiamenti per diverse ragioni. Il primo è di carattere normativo perché, nel 2016, è uscito il regolamento comunitario n. 425 sui Dispositivi di Protezione Individuale che ha imposto una serie di obblighi e di riflessioni a tutti gli attori economici. La direttiva ha il pregio di coinvolgere l’intera catena, dalla produzione sino alla distribuzione dei DPI, e non soltanto i produttori, come avveniva con la vecchia normativa. Per quanto riguarda invece i produttori, il regolamento ha introdotto una novità importante: il riesame di moltissimi DPI e quindi la razionalizzazione della gamma di prodotti da certificare e da non certificare. Un altro fattore che sta influenzando moltissimo il mondo dei Dispositivi di Sicurezza è la continua ricerca, da parte delle aziende che li utilizzano, di un supporto puntuale, che non riguarda soltanto la fornitura, ma anche la consulenza sulla scelta del dispositivo stesso e in alcuni casi sulla formazione per usarlo. Si tratta di un cambiamento culturale importante che ha spinto noi produttori a fornire una serie di servizi che prima non fornivamo, se non in maniera estemporanea. Aggiungo che anche alcune organizzazioni distributive si sono impegnate per affiancare una serie di servizi alla fornitura di DPI.

 

– Perché è importante per un’azienda dotarsi di DPI, non solo sotto il profilo della sicurezza, ma anche in termini di ricadute economiche? 

Noi vediamo che nelle aziende più organizzate c’è una sensibilità diversa che sta aiutando il mercato a crescere sul piano delle politiche della sicurezza, integrate spesso con quelle dell’ambiente, della qualità del prodotto e dei servizi offerti. La sicurezza diventa pertanto una delle componenti del sistema di gestione complessivo che porta ad avere, sul piano aziendale, persone più formate e più attente al processo produttivo. Da qui la crescita degli investimenti nei Dispositivi di Protezione Individuale, unita alla valutazione di aspetti che in precedenza non erano considerati.

 

– A quali novità si riferisce?

Mi riferisco ai sistemi di confort, che vanno al di là di quelli commerciali e che investono i criteri di adeguatezza e di idoneità. Mi occupo di DPI da 23 anni e posso confermare che, in passato, il dialogo principale con i clienti era sulla commerciabilità del prodotto e sul fatto che, se garantiva la copertura del rischio, poteva essere certificato. Recenti studi, realizzati soprattutto nei paesi nordici, confermano proprio la relazione tra dispositivi confortevoli e maggiore produttività aziendale. Un tema interessante, questo, che meriterebbe un ulteriore approfondimento. Aggiungo che l’ILO (International Labour Organization), una organizzazione satellite delle Nazioni Unite presente in Italia con un’apposita scuola, ha pubblicato studi che attestano che ogni euro investito in sicurezza ne restituisce oltre due in termini di benefici per la collettività.

 

– Con quali modalità viene svolta la formazione per le aziende che fanno parte della vostra rete?  

La formazione è un aspetto su cui abbiamo lavorato molto nell’ultimo anno e che continueremo a seguire con la mia presidenza. Ci siamo dati come compito la turnazione tra le nostre aziende al fine di instaurare un dialogo tecnico con tutte le imprese che producono sul territorio diverse tipologie di DPI, dai dispositivi per le vie respiratorie, ai guanti, agli occhiali. Partiamo da un modulo standard per dare continuità, anche sotto il profilo grafico, a questo percorso per arrivare ad avere una sorta di decalogo sulla scelta e sull’uso dei Dispositivi di Protezione Individuale, firmato Assosistema Safety, che garantisca caratteristiche chiare e condivise fra i vari produttori.

 

 – Come sono le relazioni di Assosistema con Confindustria? 

Premetto che il sistema confindustriale ci permette di dialogare anche con associazioni di categoria, che rappresentano i nostri clienti. A questo proposito, l’obiettivo è di accrescere la partecipazione mirata all’interno, ad esempio, di Federchimica che ha un gruppo che si occupa di salute e sicurezza e che valuta anche le politiche e i criteri di scelta dei DPI. Cito per tutti il documento sui nano materiali, a cui Assosistema ha dato il suo contributo. C’è poi l’aspetto della territorialità che, come ho detto, ci interessa moltissimo perché spesso sono le stesse aziende associate ad Assosistema che promuovono interventi nelle varie regioni.

 

– Lei ha parlato di un dialogo costruttivo da avviare con l’INAIL per includere i DPI nei piani di azione per la sicurezza. Come intende rapportarsi Assosistema con questo Istituto?

Con l’INAIL intendiamo confrontarci su due argomenti fondamentali. Il primo riguarda i dati sull’andamento infortunistico e delle malattie professionali, che per noi sono importanti per capire qual è la tendenza del mercato e quali sono gli spunti più importanti per le aziende, cioè dove intervenire, che cosa produrre e se ci sono degli spazi di miglioramento per alcune categorie di lavoratori a cui oggi non stiamo pensando. L’altro dato è sicuramente il dialogo con l’INAIL per far sì che i DPI non vengano visti come l’ultima spiaggia – mi passi il termine – nella gestione della sicurezza delle aziende, ma come elementi centrali, entrando a far parte delle politiche di incentivazione, attraverso programmi specifici e campagne di sensibilizzazione sul corretto utilizzo di questi prodotti, non sempre a tutt’oggi applicato.

 

– Assosistema ha deciso in questi anni di sostenere il Concorso “Primi in sicurezza”, promosso dall’ANMIL per i ragazzi delle scuole. Il vostro impegno si sposa con gli obiettivi che l’Associazione porta avanti ormai da 75 anni, a cominciare dalla formazione dei lavoratori di domani?

Certamente. Con l’ANMIL abbiamo una collaborazione che va avanti da diverso tempo e che senza dubbio aumenteremo in futuro anche sul piano tecnico. Negli ultimi tempi abbiamo collaborato con questa associazione sul tema dei DPI in uno dei suoi quaderni di approfondimento. L’ANMIL è un interlocutore importante perché rappresenta uno degli attori fondamentali nel mondo della sicurezza. Gli esperti dell’Associazione sono spesso presenti nelle nostre aziende per fare formazione e sensibilizzazione sulla prevenzione degli incidenti sul lavoro. Quando si hanno obiettivi comuni, la collaborazione viene naturale.

 

– Sotto il profilo normativo ci sono delle carenze nel nostro Paese per quanto riguarda i Dispositivi di Sicurezza? 

Ferma restando l’importanza del regolamento uscito nel 2016, è in vigore un decreto datato 2 maggio 2001 – che è stato tra l’altro oggetto recentemente di un’interrogazione parlamentare – che è di difficile applicazione perché contiene riferimenti sui DPI diventati obsoleti, in quanto non hanno più riscontro da un punto di vista tecnico. Per questo il dialogo con le istituzioni è fondamentale. Anche per quanto riguarda il regolamento europeo, entrato in vigore nell’aprile del 2019, è in corso una fase di interpretazione con le relative problematiche di applicazione e di gestione, che attendono chiarimenti da parte della Commissione. E anche qui è fondamentale la partecipazione del Ministero dello Sviluppo economico per portare al tavolo comunitario le nostre problematiche. A livello europeo, facciamo parte del board dell’European Safety Federation, con sede a Bruxelles. Tenere aperto un dialogo, sia a livello nazionale che comunitario, risulta ancora una volta di primaria importanza. Soltanto così sarà possibile portare i Dispositivi di Protezione Individuale su un altro livello ed uscire dalla logica che considera i DPI soltanto “l’extrema ratio” nella tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.

 

– Una presenza forte del nostro Paese nell’Unione Europea, con la recente nomina alla presidenza di David Sassoli, potrà essere di aiuto anche per la tutela dei prodotti italiani, a cominciare dai controlli? 

Me lo auguro e devo dire che sono molto fiducioso sul futuro dopo l’ultimo e positivo incontro, tenuto al Ministero dello Sviluppo economico. Anche sul piano dell’internazionalizzazione e degli scambi culturali con paesi emergenti, esiste un accordo con l’Agenzia delle Dogane che ha sicuramente aiutato a togliere dal mercato numerosi prodotti “taroccati”. In Italia abbiamo un’industria manifatturiera molto importante in alcuni settori dei DPI, come quello dell’abbigliamento e della protezione delle vie respiratorie, dove siamo tra le aziende leader al mondo. Concludo dicendo che la capacità del sistema confindustriale sarà fondamentale per aiutare queste imprese ad affacciarsi soprattutto sui mercati extraeuropei, come il Middle East e l’Africa e sui paesi emergenti, come l’India.