Conto alla rovescia per il Disability Pride. Tanti i big che si esibiranno in Piazza del Popolo
Non vede l’ora, il direttore artistico di Radio Italia Anni 60, di portare i suoi beniamini sul palco del Disability Pride. Vive di musica Maurizio Martinelli, conduttore e ideatore di Container, il programma in onda dalle ore 12 alle 14, dal lunedì al venerdì. Un anno e mezzo fa ha stretto il patto con Radio Italia Anni 60 (ndr nata dalla più nota Radio Italia – Solo musica italiana), anche se la sua collaborazione con l’emittente romana, che trasmette sulla frequenza FM 100.5, era già incominciata una quindicina di anni fa. E il 27 giugno festeggerà un altro importante evento, che scopriremo tra un po’. Ma nel frattempo questo musicista, che è anche compositore, autore e cantante, continua a limare la scaletta per il mega concerto che si terrà in Piazza del Popolo Domenica 15 luglio.
– In che modo Radio Italia Anni 60 si sta preparando al Disability Pride e su quale rosa di artisti puntate per questo evento?
La linea è quella di scegliere artisti sempre consoni al messaggio che si vuole trasmettere e che abbiano scritto testi o partecipato a iniziative su temi sociali. Siamo a buon punto con l’adesione di alcuni importanti cantautori e di tanti nomi del mondo dello spettacolo e attendiamo conferme di cabarettisti molto noti nella capitale, di attori e di doppiatori famosi. In questo periodo, stiamo lavorando giorno e notte per far parlare positivamente di noi e di questo evento che, proprio perché si terrà in Piazza del Popolo, avrà una cassa di risonanza notevole. Noi di Radio Italia Anni 60 saremo in diretta per tutta la durata del Disability Pride e cercheremo di intervistare tanti personaggi in radio, anche nei giorni antecedenti al 15 luglio e chiederemo loro che cosa pensano dell’iniziativa. Tra i nomi che hanno già dato la loro adesione, ci sono i cantautori Mariella Nava, Gatto Panceri, Mimmo Cavallo. E poi Nick Luciani, l’ex frontman dei Cugini di campagna, Manuel Aspidi, un ex di Amici, e Raffaella Cesaroni di Sky TG24, Stefano De Sando, l’attore che doppia Robert De Niro, il rapper Skuba Libre e Lisa, ora in Rai con Amadeus nel programma “Ora o mai più”. E poi ci sono anch’io, nel ruolo di cantante, autore e compositore, insieme a Stefano Catoni, con il quale ho appena realizzato un singolo che farà parte di un album interamente dedicato al sociale. Non a caso ci presenteremo come Bsocial. Questo primo brano è dedicato al nostro fedele amico a quattro zampe: il cane. La scaletta completa degli artisti è ancora in fase di allestimento, ma per i primi di luglio verrà completata.
– Lei è conduttore e ideatore di Container, un programma in onda dalle ore 12 alle 14, dal lunedì al venerdì. Chi sono gli amici di Radio Italia Anni 60?
Gli amici di Radio Italia Anni 60 sono tutti miei amici, sono tutti miei “prodotti”, anche perché dopo trent’anni di radio, tutte le radio di Roma hanno delle mie creature, sia in regia che in conduzione.
– Alcuni giorni fa, proprio con la trasmissione Container, lei ha vinto il “Microfono d’oro 2018” per la musica in radio. È soddisfatto?
Sono stato felicissimo di avere ricevuto questo premio perché è un attestato di stima e di professionalità da parte degli addetti ai lavori. Parlare di musica è sempre difficile perché, radiofonicamente, a Roma si mangia pane e pallone e fare della musica la principessa di questa fascia oraria rappresenta un grande successo per me. Significa che, quello che sto facendo, lo sto facendo bene, anche grazie a tutti gli ospiti e ai grandi nomi della musica italiana, che si sono alternati al mio microfono, come la stessa Mariella Nava, Tullio De Piscopo, Tony Esposito, James Senese, Enzo Gragnaniello, Ornella Vanoni, Ron e chi più ne ha più ne metta.
– Lei è compositore, autore, musicista, cantante. Come mette insieme tutte queste abilità?
Ho avuto la fortuna di coniugare perfettamente la mia passione con il mio lavoro. Essendo musicista, per me parlare di musica in radio è il massimo. Si è avverato il mio sogno.
– Musica e valori. Un binomio possibile, nonostante le “tentazioni” del mercato?
La musica è un veicolo importante per trasmettere valori nel sociale perché, quando anche i testi sono azzeccati, è possibile sensibilizzare le persone con più facilità – passando per la radio o sui social network – rispetto ad un articolo di giornale. Penso che i valori debbano far parte costantemente della nostra vita, altrimenti si rischia di perderli. La mia generazione musicale è partita proprio con questi valori, cosa che purtroppo non ritrovo nelle nuove generazioni, a cui auguro di ritrovarli.
– In che cosa si differenziano la musica italiana degli anni 60 e quella di oggi?
Credo che la musica degli anni 60-70 sia stata e sia tuttora importante perché ha avuto la capacità di rappresentare tutti i ceti sociali e di affrontare tematiche spesso censurate. C’è chi ha utilizzato proprio la musica per mandare messaggi, ricorrendo a metafore per parlare di argomenti tabù. Se oggi si canta di tutto e di più è proprio grazie alla musica di quegli anni. Diversamente si canterebbe ancora “amore, cuore e mare”. Capire quello che vogliono dire i cantanti di oggi è sicuramente più difficoltoso. In passato cantare era più facile perché ci si ricordava sia la strofa che il ritornello. Io stesso oggi non riesco a memorizzare né la strofa né il ritornello. È cambiato il modo di fare musica e per questo, nell’arco di pochi mesi, si perde la memoria di un pezzo. A distanza di cinquant’anni, chi non ricorda le parole di “Sapore di Sale”?
– Quanto una radio influisce sul successo di un artista e quanto un artista influisce su quello di una radio?
Si tratta di un connubio perfetto: se l’artista funziona con un pezzo e la gente lo apprezza, la radio ne trae giovamento e viceversa. L’uno dà valore all’altro.
– Radio Italia Anni 60 non trasmette soltanto musica, ma anche talk a tutto tondo su arte e spettacolo. Perché questa scelta?
Container, la mia trasmissione, significa proprio questo: spettacolo a 360 gradi, dalla musica al teatro, dalla letteratura al cinema. Ma la programmazione di Radio Italia Anni 60 non è sempre stata così perché in passato l’emittente trasmetteva molta musica e poche chiacchiere. In 15 anni il target degli ascoltatori è cambiato e ci siamo adeguati alla domanda che è arrivata dalla nostra capitale: abbiamo aumentato i talk su argomenti vari, dalla cultura alla politica.
– L’incontro con i mondi della musica e della radio può aiutare a colmare le distanze tra chi è disabile e chi non lo è?
Sì, tutto ciò che riguarda la comunicazione lo fa. E la radio è comunicazione. Spero che Radio Italia Anni 60 possa svolgere questa funzione nel modo migliore possibile e non soltanto in occasione del Disability Pride. Quello che noi dobbiamo fare è arrivare alla gente. Eventi come quello del 15 luglio dovrebbero ripetersi anche il 16, 17, 18 per ricordare che ci sono persone in difficoltà o che hanno subito incidenti, per esempio nel campo del lavoro. Vorrei che situazioni come queste non fossero dimenticate. Una sola data, one shot, come si dice in gergo, non basta. Questo è il messaggio che vorrei far arrivare. Questo è il mio messaggio.
– Tra pochi giorni, il 27 giugno, lei si sposerà nuovamente con sua moglie, in occasione dei 25 anni di matrimonio. Riesce a conciliare lavoro e vita privata?
Sì perché ho sposato la musica e di conseguenza mia moglie Francesca ha sempre saputo benissimo a che cosa andava incontro. Lei è il mio punto di riferimento anche per quanto riguarda il lavoro. Potremmo dire che il nostro è un matrimonio musicale. Io sono diplomato in pianoforte e ho due figlie ballerine. La musica è pane quotidiano in casa
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