“Qualcosa cambierà”: il docufilm del Tour per la Sicurezza riparte da Monfalcone e dalle vittime dell’amianto
“Costruirono le stelle del mare, li uccise la polvere, li tradì il profitto”. Il presidente della Fondazione ANMIL “Sosteniamoli subito”, Bruno Galvani, ha voluto aprire con questa frase dello scrittore Massimo Carlotto il docufilm sul “Tour per la sicurezza sul lavoro”, partito da Monfalcone il 28 aprile del 2016, che lo ha visto in sella al suo motorino per 51 giorni, 40 tappe, 1000 comuni. E adesso, a quasi due anni di distanza da quella impresa, il video intitolato “Qualcosa cambierà” riparte idealmente da Monfalcone, dove l’amianto ha mietuto quasi 200 vittime e ancora oggi, ogni giorno, registra altri due morti tra gli ex lavoratori e i cittadini che hanno respirato la fibra killer. “Una strage senza fine, a conferma di un modo di produrre che non mette, davanti a tutto, la salute dei lavoratori” dice Galvani che, insieme al presidente dell’ANMIL, Franco Bettoni, ha incontrato gli studenti all’Auditorium dell’Istituto Sandro Pertini. “Il lavoro non è una guerra e bisogna tutelare innanzitutto la dignità delle persone” afferma Bettoni, ancora scosso per l’esplosione del serbatoio nel porto industriale di Livorno che, in questi giorni, ha causato la morte di due operai. E aggiunge: “È tempo di comprendere che lo stillicidio quotidiano di lavoratori che non tornano a casa dai loro cari, o che si ritrovano permanentemente invalidi, è un’onta per la nostra economia”. Bettoni preannuncia che l’ANMIL si costituirà parte civile per non lasciare soli i famigliari delle vittime davanti a queste morti ingiuste. Ma dell’importanza della manifestazione, che si è tenuta a Monfalcone, ha parlato soprattutto il presidente dell’ANMIL di Gorizia, Marino Tusset, che abbiamo intervistato.
– Qual è il valore simbolico dell’iniziativa che si è tenuta, il 21 marzo scorso, all’Istituto “Sandro Pertini”?
Posso dire che, oltre al valore simbolico, questa iniziativa costituisce per i giovani un input per il rispetto della sicurezza nei luoghi di lavoro. E noi dell’ANMIL offriamo loro continuamente testimonianze ed immagini su questo tema. Così abbiamo fatto anche in occasione dell’incontro che abbiamo tenuto all’Istituto Pertini, la stessa scuola da dove è partito il Tour due anni fa. È un istituto professionale di manutenzione elettrica e meccanica, nella quale si formano elettricisti e meccanici, vale a dire i futuri operai che andranno a lavorare nella fabbriche e sul territorio. E penso che sia fondamentale parlare ai ragazzi di prevenzione.
– Quanto è importante il dialogo con gli studenti delle scuole sul tema della sicurezza sul lavoro, soprattutto da quando è stata introdotta l’alternanza scuola-lavoro nel percorso curricolare?
A questo proposito abbiamo sottoposto un questionario sulla sicurezza nei luoghi di lavoro agli studenti delle scuole di secondo grado. Nei prossimi giorni valuteremo, insieme agli insegnanti, le oltre cento risposte che ci sono state restituite e da cui emergono consapevolezze diverse in relazione alla fasce di età dei ragazzi. Infatti i giovani al di sotto dei 16 anni non possiedono ancora il concetto di sicurezza nei luoghi di lavoro, mentre quelli che superano i 19 anni esprimono un senso di maggiore responsabilità.
– Qual’è il ruolo dell’ANMIL sul territorio per dare applicazione concreta al protocollo firmato con il MIUR?
Posso dire che, già prima del Protocollo sottoscritto da ANMIL e MIUR il 10 ottobre del 2017, la sezione territoriale di Gorizia ha promosso numerose iniziative nelle scuole per la diffusione della cultura della sicurezza. Testimonianze e dibattiti sono stati organizzati, anche in collaborazione con la Regione Friuli Venezia Giulia, soprattutto negli istituti tecnici. Ho visto ragazzi piangere davanti agli infortunati sul lavoro che raccontavano le loro storie. Storie di giovani che, per inesperienza, hanno subito incidenti al primo ingresso nel mondo lavorativo, ma anche storie di persone esperte, che proprio a causa della loro sicurezza, si sono mostrate disattente alle norme.
– Quali attività promuove sul territorio la Sezione di Gorizia per dare continuità ad iniziative come queste, nelle scuole e non solo?
Pur privilegiando, nelle nostre attività, i rapporti con le scuole, siamo aperti all’esterno e collaboriamo costantemente anche con le istituzioni pubbliche. Sono tante le iniziative legate al problema dell’amianto: siamo registrati al CRUA (Centro regionale unico amianto) presso l’Ospedale di Monfalcone e partecipiamo al Tavolo del Comune di Monfalcone sull’amianto. Come sezione territoriale aderiamo inoltre ad iniziative di assistenza e volontariato promosse dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Sosteniamo anche una squadra di pallacanestro di infortunati in carrozzina che si chiama “Polisportiva nord est”.
– Pensa che il viaggio del presidente della Fondazione Sosteniamoli Subito, Bruno Galvani, possa essere un esempio per trasmettere maggiore sensibilità e tutela nei confronti delle vittime del lavoro?
Penso che questa iniziativa itinerante, che non a caso ha toccato le città più esposte ad infortuni sul lavoro e malattie professionali, abbia trasmesso alla gente il dolore delle ferite dei lavoratori italiani. In occasione della proiezione del docufilm a Monfalcone, i ragazzi sono stati molto colpiti dalle immagini e dai racconti che scorrevano velocemente di tappa in tappa. Anche noi, in occasione di questo evento, abbiamo voluto portare la testimonianza di Flavio Frigè, un infortunato friulano che ha perduto in un cantiere due gambe e un braccio e che ha letteralmente paralizzato i ragazzi.
– Che cosa ha provato quando ho visto Bruno Galvani, sulla sua carrozzina, portare una corona commemorativa nella Certosa di Monfalcone, in ricordo delle vittime dell’amianto?
Avere questa presenza è stata meravigliosa perché noi, ogni anno, depositiamo una corona di alloro in occasione della Giornata nazionale delle Vittime del Lavoro davanti al monumento, che si trova appena fuori dal Cimitero di Monfalcone. L’opera, che rappresenta la sagoma in acciaio di un uomo, impresso sulla pietra, è stata realizzata da Franco Buttignon, ex dipendente del cantiere navale. A fianco del monumento c’è la scritta tratta dalla canzone “Stasera torno prima” di Mariella Nava: “Il metallo riflette il tramonto lentamente, si bagna d’argento, tra un minuto smonto contento”. Aggiungo che a Gorizia anticipiamo sempre la Giornata nazionale, che si tiene la seconda domenica di ottobre, con la deposizione, nella giornata di giovedì, di due corone di alloro sui monumenti che si trovano rispettivamente all’ingresso della Fincantieri e all’interno del Bacino.
– Nel 2020 si toccheranno i picchi più alti di mortalità per asbestosi da amianto. Una storia senza fine?
È una strage che continua e che adesso investe i figli di operai che si sono ammalati con l’amianto e che si erano portati a casa le tute. A maggior ragione è importante non dimenticare. Dalle statistiche del Centro regionale per l’amianto, emergono dati relativi a persone che si sono ammalate non solo ai polmoni, ma anche alla vescica e alla gola. Ora “il male da amianto” sta intaccando una nuova generazione e si apre un capitolo ancora tutto da studiare. Si tratta di “bambini”, oggi cinquantenni e sessantenni, che con l’eternit non avevano mai avuto a che fare.
– Un dolore e una vicenda giudiziaria che continuano?
Adesso siamo arrivati al quarto processo. Il Comune di Monfalcone ha sottoscritto una transazione con Fincantieri, ma ora intende rientrare come parte civile nel processo. Regione, Sindacati e Associazione Esposti Amianto continuano senza sosta la battaglia per ottenere giustizia. E anche l’ANMIL non starà a guardare.
– Per concludere, una domanda personale. Anche lei è stato colpito dall’amianto?
Sì, perché ho lavorato in una fabbrica di motori a Monfalcone, alla Centrale termoelettrica di La Spezia e in quella di Monfalcone. In pratica operavo sempre vicino all’amianto. Per questo mi hanno riscontrato delle placche pleuriche. Sono a rischio anch’io.
E da Monfalcone il Tour del docufilm continuerà, nei prossimi mesi, ad attraversare l’Italia. Di fronte ai morti sul lavoro che ogni giorno insanguinano il nostro Paese, il presidente Bettoni alza i toni: “Non ci arrendiamo. L’impresa di Galvani è stata una scommessa che abbiamo vinto. Prima della sua partenza avevo detto che ce l’avremmo fatta e così è stato. Adesso, più che mai, occorre andare avanti per dare ai lavoratori e alle loro famiglie la centralità che meritano, a dispetto di una cultura del lavoro che privilegia il profitto”.