“Uno sguardo al fenomeno infortunistico dal Dossier INAIL febbraio 2023 e ISTAT” di F. D’Amico

La Giornata Internazionale della donna è l’occasione per “riaffermare con forza anche l’esigenza di un’appropriata formazione sui temi della tutela differenziata nei luoghi di lavoro”, partendo dalla consapevolezza che “l’uguaglianza di genere non è solo una questione etica e valoriale, ma una forma di avanzamento e progresso per una società più consapevole e matura”.
Partiamo da alcuni dati raccolti dall’ANMIL attraverso varie fonti:
Sappiamo che la popolazione con disabilità in età lavorativa, stimata intorno alle 700.000 unità, solo il 31,3% risulta occupata.
Tale percentuale scende al 26,7% tra le donne (circa 100.000 unità) ed è pari al 36,3% tra gli uomini (circa 120.000). Nella popolazione generale il corrispondente tasso di occupazione totale, nel dicembre 2022 è salito al 60,5% – il valore più alto dal 1977 – ma i tassi di occupazione di uomini e donne continuano a restare molto distanti (rispettivamente 69,5% e 51,4%), con un gap di genere pari a 18,1 punti percentuali.
Tra il tasso di occupazione delle donne in generale e quelle con disabilità il divario raggiunge addirittura 25 punti percentuali.
Ci preoccupa fortemente anche il dato secondo cui solo il 15,1% delle donne con disabilità in età lavorativa è in cerca di occupazione: si tratta di circa 50.000 donne, per lo più di giovane età, che vorrebbero contribuire all’economia nazionale partecipando attivamente al mercato del lavoro, ma ne vengono praticamente respinte.
Novità molto interessanti sono invece emerse dal Dossier pubblicato dall’Inail qualche giorno fa sui primi dati di genere del 2022. Il confronto tra il 2021 e il 2022 richiede prudenza in quanto i dati sono ancora provvisori e anche perché l’emergenza sanitaria da Covid-19 ne ha fortemente condizionato l’andamento infortunistico, con un 2022 che nel solo primo trimestre ha superato i valori dei contagi dell’intero 2021.
Ciò premesso, tra gennaio e dicembre 2022, rispetto all’analogo periodo del 2021, si registra un deciso aumento delle denunce di infortunio in complesso (+25,7%), sia in occasione di lavoro (+28,0%) che in itinere (+11,9%). L’aumento tra il 2021 e il 2022 ha riguardato soprattutto la componente femminile, che registra un +42,9% (da 200.557 a 286.522), in larga misura influenzato dal notevole incremento degli infortuni in occasione di lavoro, in particolare di quelli da Covid-19, ma anche quella maschile, che presenta un +16,0% (da 354.679 a 411.251 denunce).

I CASI MORTALI NEL 2022
Le denunce di infortunio sul lavoro (maschi e femmine) con esito mortale presentate all’Istituto entro lo scorso mese di dicembre 2022 sono state 1.090, 131 in meno rispetto alle 1.221 registrate nel 2021 (-10,7%). Delle 1.090 denunce totali, le donne che hanno perso la vita sono state 110.
A livello nazionale i dati, seppur provvisori, evidenziano un decremento nel 2022 rispetto al 2021 solo dei casi avvenuti in occasione di lavoro, scesi da 973 a 790 (-18,8%), per il notevole minor peso delle morti da Covid-19.

INCIDENZA FEMMINILE PER GESTIONE ASSICURATIVA E SETTORE DI ATTIVITÀ
Gli infortuni delle lavoratrici denunciati nel 2021 sono stati 166.270 nella gestione Industria e servizi (-24% rispetto al 2020), con la Sanità e l’assistenza sociale (circa 39mila casi), il Commercio (15mila) e il Manifatturiero (13mila) come settori maggiormente coinvolti. Sono circa 35mila, invece, gli infortuni denunciati nel Conto Stato (+54% rispetto al 2020) e quasi 4.800 quelli nell’Agricoltura (-3% sul 2020).
A livello di gestione assicurativa, nel 2021 l’incidenza degli infortuni delle donne è considerevole nel Conto Stato (il 54% del totale dei casi denunciati), seguito dall’Industria e servizi (35%) e dall’Agricoltura (17%).
All’interno della gestione Industria e servizi, l’incidenza degli infortuni delle lavoratrici è particolarmente elevata nel settore dei servizi, come quelli domestici e familiari (colf e badanti), con il 91% del totale dei casi denunciati, seguito dalla Sanità e assistenza sociale (73%), dal Confezionamento di articoli di abbigliamento (68%) e dall’Amministrazione pubblica (include personale delle Asl) con il 59%.

I SETTORI PIÙ COINVOLTI
Sono il Manifatturiero, il Supporto alle imprese, la Sanità e il Commercio. Trentuno i casi mortali nel Conto Stato (+6 rispetto al 2020) e sette nell’Agricoltura, come l’anno precedente. A livello di gestione assicurativa, nel 2021 l’incidenza degli infortuni delle donne è elevata nel Conto Stato (il 53% del totale dei casi denunciati nella stessa gestione), seguito dall’Industria e servizi (9%) e dall’Agricoltura (5%).

CAUSE E CONSEGUENZE
Nell’intero quinquennio 2017-2021, prendendo in considerazione solo i casi avvenuti in occasione di lavoro e accertati positivamente dall’Inail, i movimenti del corpo sotto sforzo fisico sono la prima causa di infortunio, sia per le donne (22,2% sul totale dei casi codificati) che per gli uomini (23,9%).
Seguono, per il genere femminile, la deviazione dovuta a traboccamento, l’evaporazione con il 21,9% (che nel solo 2020 raggiunge oltre il 60% dei casi per effetto del numero rilevante di infortuni da Covid-19) e lo scivolamento o inciampamento con caduta di persona (20% circa, mentre tra gli uomini è al quarto posto tra le cause di infortunio con oltre il 15%).

LA SEDE DELLA LESIONE
Nel 2021, quella maggiormente interessata dagli infortuni continua ad essere la mano, anche se per le donne presenta un’incidenza inferiore rispetto agli uomini (21,6% dei casi codificati contro 29,1%), dovuta alla maggior quota assunta per le lavoratrici, rispetto ai lavoratori, da altre parti del corpo come la caviglia (13,5% contro 9,0%), il ginocchio (10,3% contro 7,7%) e la colonna vertebrale (10,1% contro 7,7%).
Riguardo alla natura delle lesioni, le più numerose sono contusioni (35,7%), lussazioni (28,2%) e fratture (19,9%).

LA DISTRIBUZIONE TERRITORIALE
Gli infortuni femminili si concentrano per circa i due terzi al Nord (62%), seguito dal Centro (20%) e dal Mezzogiorno (18%).
Anche i decessi per il genere femminile hanno subito una riduzione tra il 2020 e 2021 (da 192 a 148) scesi a 110 nel 2022, sintesi di un calo sia al Nord (da 107 casi mortali nel 2020 a 67 nel 2021) che nel Mezzogiorno (da 55 a 39) e di un aumento al Centro (da 30 a 42). Nel Nord si concentra il 46% dei casi mortali, al Centro il 28% e nel Mezzogiorno il 26%.