Tumori professionali. Una tragedia ancora oggi sottovalutata a cura di Franco D'Amico

L’andamento dei tumori professionali in Italia; quei tumori nella cui genesi l’attività lavoratica ha agito come causa o concausa

 

Con i termini “tumore”, “cancro” o “neoplasia” (come definiti nella Classificazione Internazionale delle Malattie) ci si riferisce ad un insieme molto ampio ed eterogeneo di circa 200 patologie caratterizzate da una crescita cellulare svincolata dai normali meccanismi di controllo dell’organismo. È ben noto ormai che le malattie neoplastiche abbiano, tra le loro cause, una combinazione di diversi fattori interni ed esterni. I fattori interni sono propri delle cellule dell’organismo (e in alcuni casi trasmissibili alla progenie) quali mutazioni genetiche, ormoni, funzionalità dell’apparato immunitario e, generalmente, non sono modificabili. Al contrario, i fattori esterni, legati sia all’ambiente di vita e di lavoro (es.: agenti infettivi, prodotti chimici, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, ecc.) che allo stile di vita delle persone (ad esempio: alimentazione, livello di attività fisica, fumo) possono essere modificati attraverso specifici interventi di prevenzione la cui efficacia è ampiamente dimostrata.
Dal punto di vista strettamente clinico sono considerati “professionali” i tumori nella cui genesi l’attività lavorativa ha agito come causa o concausa. Tra gli agenti chimici, fisici e i processi industriali classificati dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come cancerogeni certi per l’uomo, più della metà sono presenti negli ambienti di lavoro o lo sono stati in passato. Quindi l’esposizione a uno o più di questi agenti durante l’attività lavorativa può determinare l’insorgenza di un tumore di origine professionale.
Secondo gli esperti, la quota di tumori attribuibile alle esposizioni professionali nelle nazioni industrializzate è dell’ordine del 4-5%. Se si tiene conto che in Italia nel 2014 sono stati diagnosticati circa 365.000 casi di tumore tra la popolazione generale, quelli di origine professionale si dovrebbero attestare intorno alle 15.000/16.000 unità l’anno. Attualmente, tuttavia, l’INAIL riconosce mediamente poco più di 1.100 casi all’anno di tumori professionali su una media annua di circa 2.600 denunciati. 
Esiste quindi una forte sottostima del fenomeno, per cui va “perduto” oltre il 90% dei tumori attribuibili alle esposizioni negli ambienti di lavoro. Le cause di questa sottostima si possono ricondurre a circostanze di varia natura, ma, come si è già detto, elemento fondamentale è il ruolo “confondente” di altri agenti extralavorativi come l’inquinamento o il fumo di tabacco, che possono avere un effetto sinergico con le esposizioni professionali, potenziandone l’azione cancerogena.
Sul piano assicurativo e indennitario, infatti, una neoplasia viene considerata di origine professionale solo se è dimostrata un’esposizione ad agenti cancerogeni lavorativi dotati di idonea efficacia causale, indipendentemente dalla concorrenza di fattori extralavorativi. Sul piano quantitativo i tumori professionali sono in continua crescita sia perché il fenomeno in sé è in espansione sia perché c’è una sempre maggiore propensione alla denuncia da parte dei lavoratori. Nel periodo 2010-2014 si è registrato un incremento del 22,8% delle denunce, passate dai 2.334 casi del 2010 ai 2.866 del 2014, in pratica oltre 500 casi di tumore in più. Anche le varie tipologie tumorali sono singolarmente tutte in crescita: quelle più diffuse interessano l’apparato respiratorio che rappresentano oltre un terzo del totale mentre, nell’ultimo quinquennio, sono aumentati del 24,5% (passando dai 773 casi denunciati nel 2010 ai 962 del 2014) quelle patologie prevalentemente correlate all’uso dell’asbesto e, in misura minore, di materiali silicei. Seguono, in ordine di diffusione, i tumori che attaccano i tessuti mesoteliali, cresciuti del 17% (da 753 a 881), anch’essi di natura asbesto-correlata.
Più contenuti i numeri relativi ai tumori dell’apparato urinario, digerente, del tessuto linfatico, degli organi genitali, della cavità orale e della cute, tutti comunque in lenta ma continua crescita. Dunque un problema di cui l’ANMIL si occuperà sempre di più dando supporto per un loro riconoscimento a quanti si rivolgeranno alle Sedi associative.

ANDAMENTO DEI TUMORI PROFESSIONALI

             
Distretto anatomico

2010

2011

2012

2013

2014

Var.%

2014/2010

Apparato respiratorio

773

881

792

881

962

24,5

 

 

 

 

 

 

 

Tessuto mesoteliale

753

785

790

872

881

17,0

 

 

 

 

 

 

 

Apparato urinario

311

311

307

371

360

15,8

 

 

 

 

 

 

 

Apparato digerente

142

175

173

222

200

40,8

 

 

 

 

 

 

 

Tessuto linfatico ed ematopoietico

104

133

133

147

147

41,3

 

 

 

 

 

 

 

Organi genitali

47

49

45

77

59

25,5

 

 

 

 

 

 

 

Cavità orale e faringea

42

52

48

57

57

35,7

 

 

 

 

 

 

 

Cute

49

43

41

50

53

8,2

………..

….

….

…..

…..

……

…….

TOTALE DENUNCIATI

2.334

2.545

2.460

2.805

2.866

+22,8

di cui riconosciuti

1.202

1.167

1.076

1.140

1.101

– 8,4

 

Fonte: elaborazione ANMIL su dati INAIL