Pirotecnia: quando la festa si trasforma in tragedia a cura di Franco D'Amico

5 morti e 2 feriti nell’esplosione di una fabbrica di fuochi d’artificio nel messinese.

22 novembre 2019 – La tragica esplosione – avvenuta in una fabbrica/deposito di fuochi di artificio nelle campagne di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, causando la morte di cinque persone e il ferimento di altre due, di cui una in  gravissime condizioni – oltre ad allungare ulteriormente l’interminabile scia di incidenti mortali cosiddetti “plurimi”, ha portato ancora una volta alla ribalta il settore della Pirotecnia, un tipo di attività potenzialmente pericolosissima che sta provocando, con drammatica periodicità, incidenti disastrosi che coinvolgono quasi sempre più di una persona.
Si tratta di un settore dalle dimensioni molto ridotte, costituito da meno di 300 aziende, per la stragrande maggioranza a carattere artigianale, e circa 600 addetti. Un settore molto frammentato presente soprattutto nelle regioni del Sud (in particolare Campania, Sicilia e Puglia) dove la pratica degli spettacoli pirotecnici e dei fuochi d’artificio è tradizionalmente molto diffusa in occasione di sagre o di feste patronali. Nel corso dell’ultimo quinquennio disponibile (2014-2018) le statistiche INAIL hanno rilevato in questo minuscolo settore 67 lavoratori infortunati, di cui 10 con esiti di invalidità permanente e 23 letali, una media di quasi 5 morti l’anno. Anche in questo caso le regioni più colpite sono quelle meridionali.
Tornando alla tragedia di Barcellona Pozzo di Gotto, le cronache riportano che nell’esplosione  hanno perso la vita la moglie del titolare dell’azienda e quattro operai di una ditta esterna che stavano effettuando dei lavori per il  montaggio di alcune porte in metallo che avrebbero dovuto rendere più sicuro il fabbricato.
Dai primissimi accertamenti sulle cause , l’ipotesi più plausibile sembra essere che la saldatrice o l’arnese taglia metallo con cui stavano lavorando gli operai abbiano provocato delle scintille che sono andate a finire non nell’esplosivo, perché – secondo gli esperti – questo non avrebbe creato problemi di questo tipo, ma che siano finite nel colorante che ha preso fuoco ed ha fatto da miccia per l’esplosione devastante.Disattenzione o imprudenza che si sono rivelati fatali.
Appare del tutto ovvio come lavorazioni di questo tipo, così specifiche ed estremamente delicate e pericolose, non possano essere lasciate alla sola pratica o all’esperienza maturata dal lavoratore magari in lunghi anni di lavoro. Sono operazioni da riservare esclusivamente a personale altamente qualificato e specializzato e dotato di tutte le strumentazioni di sicurezza adeguate allo scopo.
Si ritorna sempre dunque alla necessità, sempre più impellente, di fornire al lavoratore una vera cultura della sicurezza attraverso un’opera di informazione e formazione continua, concreta e specialistica; così come occorre investire nel rinnovo di strumenti e macchinari tecnologicamente avanzati e assolutamente sicuri. E’ indispensabile infine potenziare, in misura sempre più massiccia e capillare, le attività di ispezione e controllo del rispetto delle normative in materia di sicurezza sul lavoro. Basti ricordare, a questo proposito, come dall’ultimo rapporto semestrale dell’INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro) emerge che il tasso di irregolarità delle aziende ispezionate è cresciuto di tre punti percentuali, dal 69% al 72%.

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