INFORTUNI IN CALO: SI TORNA SOTTO I LIVELLI PREPANDEMIA

Prosegue, nei primi 5 mesi del 2023, il calo degli infortuni sul lavoro, che si era intravista già agli inizi dell’anno: rispetto allo stesso periodo 2022 le denunce di infortunio scendono del 24,1% e quelle dei casi mortali dell’1,6%. La sostanziosa flessione registrata dagli infortuni in questo primo scorcio dell’anno è da attribuire in larga parte alla forte riduzione delle infezioni da Covid in ambito lavorativo, che nell’anno 2022, con la seconda ondata della pandemia, avevano causato oltre 117.000 denunce di infortunio. A conferma di ciò, c’è il tracollo degli infortuni nella Sanità, il settore più colpito nel periodo della pandemia, che sono scesi di oltre il 75%.
In calo, pur se di poche unità, anche gli infortuni con esiti letali (dalle 364 denunce del periodo gennaio-maggio 2022 a 358 dell’’analogo periodo 2023). Si tratta di una flessione apparentemente modesta ma in realtà molto significativa perché non solo segna una forte riduzione rispetto agli anni della pandemia (quando le infezioni da Covid in ambito lavorativo avevano fatto impennare il numero dei morti a 1.700 nel 2020 e a 1.400 nel 2021) ma anche rispetto al 2019 che è stato l’ultimo anno, per così dire, “normale”, non toccato cioè ancora dalla pandemia: nei primi 5 mesi di quell’anno vennero registrate dall’INAIL 391 morti sul lavoro, 8,4% in più rispetto a quelle del 2023. La situazione sembra quella di un ritorno alla normalità statistica, anzi con la prospettiva non infondata di una decisa e progressiva riduzione del numero degli infortuni, in particolare di quelli con esito mortale che, secondo le nostre stime, nell’anno 2023 dovrebbe attestarsi intono alle 1.000 unità (in calo cioè del 15/20% rispetto agli anni pre-pandemia).
Per quanto riguarda, infine, le Malattie professionali, anche in questo caso, anche se può apparire un paradosso, la crescita del 22,5% delle denunce va considerata in senso positivo. E’ noto come dal 2008 sia iniziata una massiccia crescita di denunce che dalle 30.000 unità di quell’anno è salita ininterrottamente fino a raggiungere il suo picco nel 2019, quando furono presentate all’INAIL circa 61.000 denunce di tecnopatie. E’ stato questo l’effetto della “Nuova tabella”, emanata appunto nel 2008, che aveva inserito tra le malattie “tabellate” (non soggette cioè all’onere della prova da parte del lavoratore), svariate patologie dell’apparato muscolo scheletrico (tendiniti, epicondiliti, ernie discali, ecc.) che fino ad allora non venivano neppure denunciate dai lavoratori data la scarsa possibilità di riconoscimento (le malattie “perdute”).
Questa progressione si è bruscamente arrestata con l’arrivo della pandemia da Covid, che tra chiusure di ambulatori Inail, paura del contagio e difficoltà di movimento, ha indotto molti lavoratori a rinviare la propria denuncia per patologie meno gravi. Ed infatti nel 2020 le denunce sono crollate a 45.000 unità circa, risalite a 55.000 nel 2021; nel 2022 si è praticamente risaliti ai livelli pre-pandemia con 60.800 denunce. La forte ripresa delle denunce sta dunque proseguendo anche nel 2023 e tutto lascia prevedere che la crescita sia destinata a proseguire anche nei mesi successivi, sia per il recupero dell”’arretrato” causato dalla pandemia, sia perché le patologie muscolo scheletriche si vanno diffondendo sempre più tra i lavoratori in maniera trasversale rispetto a tutti i settori di attività, al genere, all’età e alle aree geografiche.