I disturbi muscolo-scheletrici (DMS) correlati all’attività lavorativa, hanno pesanti ripercussioni negative sulla salute dei lavoratori oltre che sulla produttività e sul bilancio delle imprese di tutti i settori produttivi. Secondo le più recenti statistiche EUROSTAT, oltre cinque milioni di lavoratori in Europa soffrono di queste patologie, che rientrano tra le prime cause di invalidità in molti Paesi, in particolare Francia, Italia, Lettonia e Spagna
Si tratta di disturbi che colpiscono generalmente la schiena, il collo, le spalle, gli arti superiori e quelli inferiori. I problemi di salute vanno dai dolori di modesta entità fino a condizioni mediche più gravi: nei casi più cronici, la maggior parte dei DMS legati al lavoro si sviluppa nel tempo e può persino portare alla disabilità o alla necessità di rinunciare definitivamente al lavoro. Di solito non esiste una singola causa patogena, ma fattori di rischio di diversa natura che spesso agiscono in combinazione tra loro. Tra i principali fattori di rischio vanno annoverati: fattori di natura fisica e biomeccanica (movimentazione di carichi, movimenti ripetitivi, posture incongrue, ecc.), fattori di natura organizzativa e psicosociale (ambienti di lavoro non ergonomici, mancanza di pause, ritmi di lavoro stressanti, turni eccessivamente prolungati, ecc.) e fattori di natura individuale (ad es. carenza di esercizio fisico, cattiva alimentazione, problemi di sonno e, soprattutto, scarsa conoscenza dei rischi potenziali).
Ed è proprio su questi temi che EU-OSHA (Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro) aveva avviato il 12 ottobre 2020 a Bruxelles la campagna 2020-2022 Ambienti di lavoro sani e sicuri. Nell’ambito di questa campagna, che si concluderà il prossimo novembre, è stata avviata in questi giorni una nuova, forse ultima, fase programmatica denominata “Prevenzione dei disturbi muscolo-scheletrici (DMS) attraverso la partecipazione attiva dei lavoratori: consigli per buone pratiche”. L’iniziativa affronta tutte le tematiche relative all’importanza del ruolo dei lavoratori nell’individuare i rischi e le misure per contrastarli, attraverso metodi e strumenti, checklist, analisi delle mansioni, incontri e reportistica, con ulteriori indicazioni specifiche per le piccole e micro imprese.
E’ stata anche presentata una scheda informativa sintetica che offre consigli per l’efficace partecipazione dei lavoratori alla prevenzione dei DMS. I lavoratori e/o i loro rappresentanti dovrebbero essere coinvolti in tutte le fasi della valutazione e della prevenzione dei rischi di DMS, quali ad esempio l’individuazione dei pericoli, la valutazione dei rischi nonché la scelta, l’adozione, il monitoraggio e la successiva analisi delle soluzioni. La partecipazione attiva dei lavoratori contribuisce a individuare le soluzioni più adatte poiché sono i soli a sapere come effettivamente vengono svolte le proprie mansioni e ne conoscono gli effetti sulla propria pelle.
Viene anche riportato l’esempio pratico di un caso-studio realizzato nella provincia di Namur, in Belgio, dove, avendo le Autorità deciso di trasferire i dipartimenti di riparazione e manutenzione degli edifici in un nuovo fabbricato, i carpentieri in servizio presso l’unità in questione sono stati invitati a partecipare direttamente alla pianificazione degli spazi di lavoro e alla progettazione del laboratorio di carpenteria. E’ risultato un grande successo dalla collaborazione tra la direzione dell’azienda, i carpentieri, un ergonomo e un architetto tutti incaricati di creare un luogo di lavoro sicuro ed ergonomico. L’ergonomo ha facilitato il progetto lavorando da vicino con due carpentieri allo scopo di analizzare i rischi e definire specifiche tecniche per il nuovo laboratorio; insieme hanno condotto varie simulazioni per stabilire la collocazione migliore delle stazioni di lavoro e dei macchinari nel nuovo edificio, nel rispetto dei requisiti di spazio e dei criteri di salute e sicurezza.
Le indicazioni contenute in questa ultima fase del programma di contrasto alle DMS avviata da EU-OSHA, dovranno ora essere recepite e messe in atto dai vari Paesi U.E. attraverso i rispettivi focal point di riferimento. Il focal point italiano è stato istituito presso INAIL – Direzione Centrale Prevenzione cui compete il compito di rendere concrete le iniziative di coinvolgimento attivo dei lavoratori nella programmazione e nella strutturazione delle varie attività produttive.
Si tratta di uno strumento che in questo particolare momento storico, appare quanto mai opportuno e necessario per risolvere quello che per il nostro Paese sta diventando una vera e propria piaga sociale.
A partire dal 2008, infatti, si è registrato un aumento vorticoso delle denunce di patologie muscolo scheletriche che sono passate dai circa 13.000 casi di quell’anno ai 35.000 del 2014: in pratica sono quasi triplicate nel giro di appena sei anni. Dal 2015 ad oggi ha iniziato a rallentare la forte spinta propulsiva dei primi anni, fino ad attestarsi su livelli sostanzialmente stabili sopra quota 40.000. Resta comunque il fatto che, mentre nel 2008 i DMS rappresentavano meno del 40% del totale delle malattie professionali denunciate, la loro quota è salita quasi al 70% nel 2019 e sembra ormai destinata a mantenersi su questi livelli.
Si tratta in genere di patologie frequenti soprattutto nelle attività di prevalente impegno fisico e manuale; in particolare in Italia sono presenti in Agricoltura, dove attualmente si verifica il 21% del totale DMS, seguono le Costruzioni (16%), il Commercio (6%) e i Trasporti (5%).
Il fattore che aveva spalancato le porte all’”emersione” di queste patologie professionali, che fino a pochi anni prima venivano solo in parte denunciate, è stata l’emanazione delle nuove “Tabelle delle malattie professionali” (D.M. 9 aprile 2008) che ha esteso l’elenco delle tecnopatie “tabellate”, quelle cioè che godono della cosiddetta “presunzione legale d’origine professionale” esonerando il lavoratore dall’onere della prova che fino ad allora aveva limitato notevolmente il ricorso alla tutela assicurativa. Nella “tabella” sono state inserite le varie forme patologiche dell’apparato muscolo-scheletrico che hanno spodestato, ai primi posti della graduatoria, malattie “tradizionali” come l’Ipoacusia, le Malattie respiratorie e quelle Cutanee, allineando così l’Italia agli altri Paesi europei, dove le patologie muscolo-scheletriche erano già da tempo le più diffuse in assoluto.
LE PRINCIPALI TIPOLOGIE DEI DISTURBI MUSCOLO SCHELETRICI
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Tipo di patologia | 2015 | 2016 | 2017 | 2018 | 2019 | Var. % |
2019/2015 | ||||||
ARTROPATIE (artriti, artrosi, lesioni del menisco…) | 4.105 | 4.122 | 3868 | 3.937 | 4.096 | -0,2 |
DORSOPATIE (affezioni dei dischi intervertebrali, ernia del disco…) | 18.211 | 18.269 | 16.998 | 16.798 | 17.222 | -5,4 |
DISTURBI DEI TESSUTI MOLLI (tendiniti, borsiti, sinoviti, epicondiliti…) | 15.066 | 16.253 | 16.713 | 18.205 | 19.363 | +28,5 |
Altre minori | 26 | 31 | 23 | 29 | 22 | – |
TOTALE | 37.408 | 38.675 | 37.602 | 38.969 | 40.703 | +8,8 |
Fonte: elaborazione ANMIL su dati INAIL – Banca dati statistica
Nota: i dati relativi all’anno 2020, pur disponibili, non sono significativi in quanto influenzati dalla pandemia da Covid |
EVOLUZIONE STORICA DEI DISTURBI MUSCOLO SCHELETRICI IN ITALIA