Allegeriamo il carico per prevenire i disturbi muscolo scheletrici a cura di Franco D'Amico

La campagna 2020-2022 Ambienti di lavoro sani e sicuri lanciata da EU-OSHA il 12 ottobre scorso.

19 ottobre 2020 – “Lighten the Load” (alleggeriamo il carico) è questo lo slogan scelto dall’ Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) per la campagna 2020-2022  Ambienti di lavoro sani e sicuri, lanciata ufficialmente il 12 ottobre scorso a Bruxelles in occasione della “Settimana europea per la salute e la sicurezza sul lavoro”. Al centro dell’iniziativa figurano i disturbi dell’apparato muscolo scheletrico, di cui, secondo le statistiche più recenti, soffrono oltre cinque milioni di lavoratori in Europa e che rientrano tra le prime cause di invalidità in molti Paesi, in particolare Francia, Italia, Lettonia e Spagna. La campagna mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni su questi disturbi molto diffusi nel mondo del lavoro e a diffondere informazioni su come prevenirli e gestirli. La campagna è coordinata a livello nazionale dai punti focali dell’EU-OSHA e supportata dai media partner ufficiali e dalla rete Enterprise Europe.

I disturbi muscolo scheletrici (DMS) legati al lavoro colpiscono generalmente la schiena, il collo, le spalle e gli arti superiori, nonché gli arti inferiori.  I problemi di salute vanno dai dolori di modesta entità fino a condizioni mediche più gravi che possono richiedere assenze dal lavoro o cure mediche. Nei casi più cronici, la maggior parte dei DMS legati al lavoro si sviluppa nel tempo e può persino portare alla disabilità o alla necessità di rinunciare al lavoro. Di solito non esiste una singola causa patogena, ma  fattori di rischio di diversa natura che spesso agiscono in combinazione tra loro. Tra i principali fattori di rischio vanno inclusi: fattori di natura fisica e biomeccanica (movimentazione di carichi, movimenti ripetitivi, posture incongrue, ecc.), fattori di natura organizzativa e psicosociale (ambienti di lavoro non ergonomici, mancanza di pause, ritmi di lavoro stressanti, turni eccessivamente prolungati, ecc.) e fattori di natura individuale (ad es. fumo, scarso esercizio fisico, cattiva alimentazione, problemi di sonno, ecc.).

Si tratta in genere di fattori di rischio presenti soprattutto nelle attività di prevalente impegno fisico e manuale; in particolare in Italia sono presenti in Agricoltura, dove attualmente si verifica il 21% del totale DMS, seguono le Costruzioni (16%), il Commercio (6%) e i Trasporti (5%). 

Con notevole ritardo rispetto a tutti gli altri Paesi europei, in Italia è solo dal 2008 che i DMS hanno cominciato ad imporsi significativamente nelle statistiche nazionali. A partire da quell’anno, infatti, si è subito registrato un aumento vorticoso delle denunce di patologie muscolo scheletriche che sono passate dai circa 13.000 casi del 2008 ai 35.000 del 2014: in pratica sono quasi triplicate nel giro di appena sette anni. Da 2015 ad oggi il ritmo di crescita ha iniziato ad esaurire la forte spinta propulsiva dei primi anni, fino ad attestarsi su livelli sostanzialmente stabili intorno a quota 40.000. L’aumento “soltanto” dell’8,8%, nell’ultimo quinquennio, è dovuto esclusivamente al persistere della crescita dei disturbi dei tessuti molli (tendiniti, borsiti, sinoviti, ecc.), mentre le altre tipologie registrano una leggera ma continua flessione. Resta comunque il fatto che, mentre nel 2008 i DMS rappresentavano meno del 40% del totale delle malattie professionali denunciate, la loro quota è salita quasi al 70% nel 2019 e sembra ormai destinata ad assestarsi su questi livelli.

Il fattore che aveva spalancato le porte all’”emersione” di queste patologie professionali, che fino a pochi anni prima venivano solo in parte denunciate, è stata l’emanazione delle nuove “Tabelle delle malattie professionali” (D.M. 9 aprile 2008) che ha esteso l’elenco delle tecnopatie “tabellate”, quelle cioè che godono della cosiddetta “presunzione legale d’origine professionale” esonerando il lavoratore dall’onere della prova che fino ad allora aveva limitato notevolmente il ricorso alla tutela assicurativa. Nella “tabella” sono state inserite le varie forme patologiche dell’apparato muscolo-scheletrico che hanno spodestato, ai primi posti della graduatoria, malattie “tradizionali” come l’Ipoacusia, le Malattie respiratorie e quelle Cutanee, allineando così l’Italia agli altri Paesi europei, dove, come detto, le patologie muscolo-scheletriche, erano già da tempo le più diffuse in assoluto.

EVOLUZIONE STORICA DEI DISTURBI MUSCOLO SCHELETRICI IN ITALIA