Come beneficiare delle tariffe di telefonia agevolate previste dalla delibera emanata dall’AGCOM per disabili uditivi e visivi
La delibera n. 514/07/CONS prevede, per coloro che sono affetti dalle disabilità uditive e visive, particolari agevolazioni economiche nell’accesso ai servizi di telefono ed Internet.
Le agevolazioni
È prevista l’esenzione dal pagamento del canone di abbonamento al servizio telefonico di categoria B (abitazione privata). Ottenere tariffe di telefonia agevolate è molto semplice; è sufficiente che l’abbonato faccia domanda di esenzione alle imprese fornitrici del servizio al momento della richiesta di abbonamento o in qualsiasi momento successivo del rapporto contrattuale.
Chi può richiedere le agevolazioni
Possono richiedere tali agevolazioni gli abbonati residenziali sordi e gli abbonati residenziali nel cui nucleo familiare sia presente un soggetto sordo. Le agevolazioni spettano a chi soffre di sordità congenita o acquisita fino a 12 anni, con difficoltà nel normale apprendimento del linguaggio parlato.
Oltre ai disabili uditivi, anche chi è affetto da deficit della vista può usufruire di tali tariffe di telefonia agevolate; in tal caso l’AGCOM ha previsto che possano disporre di tale diritto solo i ciechi totali titolari di indennità di accompagnamento e non i ciechi parziali o gli ipovedenti gravi. I consumatori non vedenti potranno fare domanda per accedere ad offerte con uno sconto del 50% sul canone mensile per la connessione Internet o potranno scegliere 90 ore gratuite di navigazione al mese. L’AGCOM, infatti ha stimato che un utente non vedente ha bisogno di tempi più lunghi per navigare in rete ed utilizzare i programmi di sintesi vocale.
I potenziali fruitori delle agevolazioni
In Italia non esistono statistiche ufficiali ed univoche sui disabili visivi o auditivi; i dati disponibili sulle varie tipologie di disabilità in genere derivano da stime operate da vari Istituti, anche ufficiali (ISTAT ed altri), che in base a definizioni o limiti di gravità tra loro differenziati danno luogo a stime che possono variare anche di molto l’una dall’altra. Per quanto riguarda i ciechi, ad esempio, secondo la relazione del Ministero della Salute, derivata dal WHO (World Health Organization): “I deficit visivi includono sia i deficit visivi moderati e gravi sia la cecità e si definisce:
– “cecità”, un’acutezza visiva inferiore a 3/60 o una perdita corrispondente di campo visivo di almeno 10° nell’occhio migliore;
– “deficit visivo grave”, un’acutezza visiva inferiore a 6/60 ma pari almeno a 3/60;
– “deficit visivo moderato”, un’acutezza visiva inferiore a 6/18 ma pari almeno a 6/60.
Sulla base di tali definizioni l’OMS stima che i ciechi nel mondo siano 36 milioni e gli ipovedenti 217 milioni, dei quali circa il 90% vive nei Paesi in via di sviluppo. Solo in Italia si stima che vivano 1.383.922 ipovedenti e 219.174 ciechi, per un totale di 1.603.096 persone. Analoghe considerazioni valgono per i disabili uditivi. Ma in questo contesto riteniamo che sia più utile riferirsi a dati che considerino quei disabili effettivamente riconosciuti in quanto titolari di una specifica indennità e, le statistiche del 2017 divulgate dall’INPS sono le più probanti sulla dimensione delle varie categorie di invalidi civili in Italia.
Su un numero complessivo di circa 2.630.000 individui, i soggetti che interessano in questa sede sono 43.500 i sordi e 117.000 i ciechi. Tra questi, i disabili lavorativi, quelli cioè che hanno conseguito la loro menomazione a seguito di infortunio o malattia professionale, sono rispettivamente circa 600 sordi e 800 ciechi di livello di gravità molto elevata o assoluta.
Si tratta, in pratica, di circa 1.400 disabili sensoriali che risultano titolari di rendita INAIL al 31.12.2018, con netta prevalenza di maschi sia per i disabili uditivi (95,5%) che per quelli visivi (93,3%). Una netta differenza tra le due disabilità si riscontra, invece, per quanto riguarda il tipo di evento lesivo che ha determinato la menomazione: per i disabili uditivi è nettamente prevalente la malattia professionale (94,5%), mentre per i disabili visivi la quasi totalità è dovuta ad infortunio sul lavoro (97,6%). Risulta del tutto evidente da queste percentuali che la disabilità uditiva è generata generalmente dalla “Sordità da rumore” una patologia che si contrae in ambienti rumorosi dove si svolgono, ad esempio, lavorazioni di perforazione, demolizione, battitura, fresatura, ecc.; ed infatti i settori maggiormente coinvolti sono le Costruzioni, dove si registra circa il 25% del totale di tali patologie, l’Agricoltura (20%), la Lavorazione dei metalli (8%) e i Trasporti (5%).
Per contro la disabilità visiva deriva quasi esclusivamente da eventi traumatici originati da schegge o altri corpi estranei che colpiscono l’occhio; sono infortuni che si possono verificare in gran parte delle attività industriali o agricole dove il contatto tra l’uomo e la macchina o l’attrezzatura di lavoro è molto diretto e costante.
Fortunatamente da molti anni queste tipologie di eventi lesivi sono in continua flessione: attualmente ogni anno si verificano ancora pochi casi di gravità molto elevata o assoluta tale da condurre a una disabilità uditiva o visiva totale. Oltre agli effetti positivi dell’innovazione tecnologica ci sono da considerare anche i meriti della prevenzione effettuata sia a livello generale, mediante cioè la bonificazione degli ambienti di lavoro o l’applicazione di appositi dispositivi di sicurezza ai macchinari di lavoro, ma anche a livello personale, utilizzando quegli specifici dispositivi di protezione individuale (DPI), come occhiali e cuffie antirumore, che la tecnologia mette a disposizione e che la legge ha reso obbligatori.