Roma, 8 novembre 2022 – “Pochi giorni fa l’INAIL ha diffuso i dati dei primi 9 mesi del 2022 che, rispetto all’anno precedente, hanno confermato un aumento di ben il 35,2% rispetto allo stesso periodo del 2021; un dato inaccettabile ma che lascia davvero sconcertati il fatto che rispetto ai primi nove mesi del 2019, antepandemia, si riscontri una crescita del 14,4% e i morti che abbiamo contato in queste ultime 24 ore ne sono una tragica conferma che dovrebbe scuotere tutti, mentre sembra solo una conta mensile di cui nessuno si rende conto che corrisponde a vite umane e a famiglie che si ritrovano a piangere per una morte ingiusta” – dichiara il Presidente ANMIL Zoello Forni.
“Quanto poi a parlare di giustizia – aggiunge il Presidente Forni -, la questione diventa anche più incredibile: basti pensare alla condanna per la morte della giovanissima Luana, alla cui vicenda tutta l’Italia si è appassionata e, nonostante, l’eccezionale clamore mediatico, dalla sentenza dell’altro giorno i coniugi titolari dell’azienda in cui è accaduto l’incidente mortale hanno patteggiato condanne per circa 2 anni di reclusione per aver causato la morte della giovane madre operaia ma per entrambi è stata prevista la sospensione condizionale, quindi neppure uno dei responsabili vedrà un giorno di prigione”.
“Come Associazione che da 80 anni tutela le vittime del lavoro, proseguiremo senza fare un passo indietro nella nostra battaglia per difendere tutte le vittime del lavoro con le nostre azioni di sensibilizzazione e con le costituzioni di parte civile affinché nessuno si senta solo”.
“Proprio grazie alle nostre testimonianze sappiamo di aver salvato molte vite, portando i nostri volontari nelle scuole e nelle aziende con l’obiettivo di contribuire a far sviluppare una maggiore consapevolezza dell’importanza della salute e sicurezza sul lavoro”, spiega Forni che a soli 13 anni ha perso una gamba lavorando come apprendista in una vetreria ed è vivo solo per miracolo.
“Noi rappresentiamo le istanze di oltre 300.000 famiglie quanti sono i nostri iscritti e sappiamo che le Testimonianze di chi subisce sulla propria pelle le conseguenze di un infortunio sul lavoro o una malattia professionale o che porta con sé il dolore immenso dovuto alla perdita di un genitore o di un figlio possono davvero fare la differenza se integrate in un piano di formazione”.
“Al nuovo governo chiediamo di prevedere per la sicurezza sul lavoro un piano di azione più incisivo, con finanziamenti che puntino a risultati concreti e restituiscano dignità e rispetto a tutti i lavoratori – conclude il Presidente Forni – affinché la prevenzione diventi una priorità e sia oggetto di una strategia fatta di impegni comuni che ci facciano perdere il triste primato per le morti sul lavoro che deteniamo in Europa”.
“Noi siamo vicini a tutte le famiglie che hanno subìto queste tragedie sempre prevedibili ed evitabili – sottolinea il Presidente Forni – e siamo pronti a offrire tutta la comprensione e il sostegno possibili di un’Associazione fatta di persone che hanno vissuto sulla propria pelle questi drammi e più di ogni altro sanno cosa si provi. Per questo ci stringiamo ai cari delle vittime e chiediamo a tutti di fare la propria parte”.
Erano 26 anni che Nicoletta Palladini lavorava nella vetreria di Borgonuovo Val Tidone dove ieri ha tragicamente perso la vita mentre faceva il turno di notte schiacciata tra un nastro trasportatore e un macchinario porta bancali, alla fine della linea di produzione dell’azienda. Era sola al momento dell’infortunio, nessuno dei colleghi era presente e solo dopo sono stati allertati i soccorsi che hanno potuto, con estrema difficoltà, solamente procedere all’estrazione del corpo martoriato della lavoratrice 50enne dal macchinario. Nicoletta lascia il marito, un artigiano locale, e due figli ancora studenti. Un fascicolo per omicidio colposo è stato immediatamente aperto dal sostituto Procuratore Matteo Centini, al quale sono state affidate le indagini dei carabinieri della Compagnia di Piacenza. I colleghi della vittima si sono riuniti, subito dopo l’accaduto, in un’assemblea permanente. Oggi stesso è già arrivata la notizia dell’scrizione, nel registro degli indagati, di due persone.
A Casal di Principe, nel Casertano, un lavoratore 49enne di Cesa è morto a seguito di una caduta da un’altezza di cinque metri dal tetto di un capannone industriale che ha ceduto al suo peso. L’uomo si è spento nell’ospedale di Aversa dove era stato trasportato d’urgenza dai soccorsi intervenuti sul posto.
Ma non è finita qui. Tra ieri oggi un operaio di origini marocchine di 41 anni, assunto con contratto interinale, è morto sul lavoro schiacciato da numerosi tubi di metallo nell’azienda “Alessio Tubi” di La Loggia, nel Torinese.
Nell’area portuale di Ortona (Chieti) ha perso la vita un operaio di 41 anni a seguito delle gravissime lesioni riportate dopo essere stato colpito alla testa dal gancio di una gru ed essere stato scaraventato in mare. L’eliambulanza lo ha trasportato al pronto soccorso dove il lavoratore è spirato non appena arrivato.
Un altro operaio, di soli 25 anni, è rimasto gravemente ferito mentre lavorava ad una caldaia all’interno di un’azienda di Cigole, nella Bassa Bresciana. Anche lui travolto da materiale pesante riportando gravi traumi a torace, testa e braccio. E ancora un altro giovane operaio di 27 anni è caduto ieri dal tetto di un capannone di un’azienda di logistica di Siziano (Pavia) riportando danni alla colonna vertebrale e un trauma cranico. Immediatamente trasportato in ospedale è stato subito sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. Altro grave infortunio ancora ieri nello stabilimento Bayer a Garbagnate Milanese (Milano) ha coinvolto un operaio 26enne rimasto schiacciato da del materiale durante una manovra provocandogli fratture esposte in entrambi gli arti inferiori.
“Di fronte a tutto questo dolore non resteremo impotenti – conclude affranto il Presidente dell’ANMIL – ma faremo l’impossibile per far sentire la nostra voce, il nostro dolore, e far comprendere che dietro ai numeri della sofferenza ci sono quelli del danno all’economia del Paese per il quale paghiamo tutti, ogni giorno di tasca nostra”.