COMUNICATO STAMPA
FORNI (ANMIL): “LA CONDANNA A DUE ANNI DELL’A.D. DI VOLVO GROUP
PER LA MORTE DI SCARPELLINI È UN INIZIO DI GIUSTIZIA”
Roma, 12 luglio 2023 – “Finalmente, dopo quasi sette anni, si è concluso ieri, 11 luglio, a Bergamo il processo per la morte di Leonardo Scarpellini, meccanico di soli 24 anni che perse la vita all’interno dell’officina Volvo Truck di Boltiere (BG), che ha visto la condanna dell’amministratore delegato di Volvo Group Retail Italia, Giovanni Lo Bianco, a due anni con pena sospesa e non menzione”, dichiara il Presidente Nazione ANMIL (Associazione fra Lavoratori Mutilati ed Invalidi del Lavoro), Zoello Forni.
“La decisione del Tribunale di Bergamo, tuttavia, non ci soddisfa pienamente perché la morte di un giovane ragazzo per mano di chi avrebbe dovuto tutelarlo e vigilare sul rispetto delle regole e delle procedure in materia di sicurezza sul lavoro – prosegue Forni – ci lascia sgomenti perché sappiamo bene quanto dolore ha colpito i genitori di Leonardo per una morte che poteva e doveva essere evitata. Il fatto, poi, che il processo sia durato quasi sette anni, ci porta a sottolineare la necessità di istituire una procura nazionale del lavoro per assicurare maggiore efficienza e celerità ai procedimenti su temi così delicati ed evitare che i reati di imprenditori senza scrupoli finiscano in prescrizione. Il nostro auspicio – conclude il Presidente – è che, dinanzi a gravi omissioni da parte delle aziende, la magistratura riconosca pene sempre più dure per chiunque sia responsabile della morte o dei danni alla salute e alla vita di ogni lavoratore”.
Con la sentenza, le cui motivazioni verranno depositate nei prossimi quindici giorni, il giudice ha anche condannato Lo Bianco ad un risarcimento di 7mila euro da versare in favore dell’ANMIL, che nel processo si è costituita parte civile assistita dall’ Avv. Aldo Arena. Ricordiamo che per la vicenda, nel 2019 patteggiarono 8 mesi i diretti responsabili di Leonardo: Antonio Pezzano nel suo ruolo di ‘preposto officina’ e Dario Notario ‘preposto service manager’. Entrambi erano a conoscenza dell’utilizzo dell’aria compressa per il montaggio delle molle delle sospensioni ma non intervennero mai. Il processo è, poi, proseguito nei confronti di Lo Bianco che, secondo il capo di imputazione, ha violato il dovere di richiedere ai lavoratori di osservare le indicazioni operative, non ha vigilato sull’adempimento delle procedure e non ha curato l’adeguata formazione del personale mentre era intento a cambiare le sospensioni di un autocarro. Secondo il Pubblico Ministero, Raffaella Latorraca, lo scoppio fatale che colpì al torace Scarpellini con una forza di proiezione di 200 chilometri orari, fu provocato dall’utilizzo dell’aria compressa, bandita dalla procedura indicata dalla stessa Volvo, pertanto il giovane meccanico stava applicando una pratica tanto scorretta e pericolosa quanto consolidata.
“Per escludere responsabilità da parte del datore di lavoro si sarebbe dovuto trattare di una condotta abnorme e imprevedibile ma non è questo il caso”, aveva evidenziato la PM nella sua requisitoria.
“Tutti i colleghi hanno testimoniato candidamente che l’utilizzo dell’aria compressa era una prassi consolidata, alla luce del sole. Come soggetto che concepisce l’organizzazione aziendale – prosegue – l’imputato avrebbe dovuto creare flussi informativi che lo rendessero edotto su eventuali procedure violate”.