24 febbraio 2023 – Recentemente sono state depositate le motivazioni della sentenza del giudice Donatella Banci Buonamici con la quale sono stati assolti in primo grado tutti gli imputati per il quarto processo per i morti e i malati di amianto di Montefibre. Ricordiamo che il processo in questione, iniziato nel 2018 e in cui l’ANMIL era costituita come parte civile, intendeva appurare eventuali responsabilità degli ex dirigenti dello stabilimento “Rhodiatoce – Montefibre” di Verbania ancora in vita Ceriani, Mazzanti, Poletti, Quaglieri, Vannini, in merito alla violazione delle normative su igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro nel periodo della loro reggenza.
Le accuse per tutti gli imputati erano di omicidio colposo e lesioni colpose nei confronti di lavoratori che, tra gli anni ’70 e ’80, sono morti o si sono ammalati a causa dell’amianto. In particolare per la Procura la pessima gestione del rischio amianto nello stabilimento avrebbe causato l’insorgere di numerose patologie asbesto correlate (placche pleuriche, asbestosi, tumore del polmone, mesotelioma pleurico) tra gli ex lavoratori.
Sono diversi i procedimenti giudiziari che hanno riguardato casi di morti e lesioni fra i lavoratori esposti all’amianto negli anni ’70 ed ’80 presso l’azienda piemontese Montefibre di Verbania Pallanza riservato alla produzione delle fibre poliammidiche, in particolare del nylon 6,6.
Nell’azienda dunque non si produceva amianto o manufatti in amianto; tuttavia il minerale era presente come materiale di coibentazione nei macchinari della lavorazione del nylon, le cui componenti potevano raggiungere temperature molto alte.
Purtroppo, a causa di questa ‘contaminazione’, prima della Legge 257 del 1992, che ha bandito l’amianto nei vari comparti industriali e non in Italia, i lavoratori sono stati oggetto di possibile esposizione all’asbesto.
Molti infatti degli ex lavoratori della Montefibre hanno sviluppato negli anni le malattie tipiche dell’esposizione alle fibre di amianto: asbestosi, tumore del polmone, mesotelioma pleurico, tumore della vescica, placche pleuriche.
In particolare, anche nel corso di questo Processo Montefibre IV, si sono riproposte, com’era ampiamente prevedibile, una serie di problematiche già emerse nel corso dei precedenti Processi Montefibre (I, II e III), sia in fase di merito (primo e secondo grado) che in quella di legittimità (Montefibre I e II) riguardanti: la titolarità in capo agli imputati di una posizione di garanzia; la sussistenza di inquinamento ambientale nello stabilimento di Verbania Pallanza; la derivazione delle asbestosi dall’esposizione all’amianto subita dai lavoratori presso tale stabilimento; la condotta obiettivamente colposa degli imputati; la loro rimproverabilità per essere gli eventi prevedibili ed evitabili.
Purtroppo come per i precedenti giudizi anche il processo Montefibre Quater si è concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati. Non c’è stata, dunque, alcuna inversione di marcia da parte della magistratura che, ancora una volta, si è pronunciata con una sentenza in linea con le precedenti decisioni. Tuttavia, l’intenzione della Procura è di ricorrere in Appello. Nelle motivazioni della sentenza, infatti, si riscontra un errore, dal momento che al posto del nome degli imputati sono stati indicati nel documento quelli delle numerose parti civili. E sarà probabilmente uno dei punti sui quali si baserà il ricorso del sostituto procuratore Nicola Mezzina, che da anni coordina le indagini sui morti e i malati di amianto tra i lavoratori dell’ex stabilimento verbanese e i loro familiari.